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Mollo tutto e vado a fare il pastore: storie di donne e dell’agnello di Zeri

Mollo tutto e vado a fare il pastore: storie di donne e dell’agnello di Zeri

L’altro giorno mi sono imbattuta in questo interessante articolo nel quale viene raccontata la bellissima storia di una donna che ha abbandonato il suo lavoro e deciso di trasferirsi in Toscana, nella valle di Zeri, per dedicarsi alla pastorizia.

La sua avventura è cominciata 10 anni fa insieme ad altre giovani donne, Patrizia, Cinzia, Barbara, Luisa, spinte dall’amore per la terra e dalle affinità caratteriali: tenacia, caparbietà, coraggio.
Una scelta coraggiosa e consapevole che, nel corso degli anni, ha contribuito al mantenimento di un territorio bellissimo, benché ostile, e al recupero della razza di pecore zerasche.

“Qui l’allevamento di qualità non è folclore né moda, è qualcosa che cambia la vita delle persone, che modella il paesaggio, perché più giovani si appassionano al progetto della pecora, e più la valle non si spopola, il bosco non muore», racconta una delle ragazze.

Ho avuto la fortuna di vedere un interessante video sul loro operato e l’agnello di Zeri al convegno che si è tenuto lo scorso gennaio a Roma “Allevamento Etico e Sostenibile“.

azienda agricola boccea patrizia donna pastoreImmagine

Ecco come La Nazione narra l’esperienza di Valentina:
«Ci sono donne che vestono a lutto anche per la scomparsa di una mucca. Ma potrebbe essere un agnello, una capretta o un cane pastore: nelle valli di Zeri gli animali sono parte integrante della famiglia. In questo antico crocevia montano, dove il tempo ha lasciato tracce affascinanti e misteriose esistono ancora le donne-pastore che hanno trovato nell’allevamento una vocazione e una ragione di vita e di lavoro. Come Valentina Merletti che undici anni fa ha lasciato La Spezia e un lavoro d’ufficio per rilevare il gregge del nonno a Valditermine.

Una scelta di libertà per trovare nella montagna quelle emozioni vietate alle città. È una vita di sacrificio perché d’estate mi alzo alle 4 del mattino e alla sera non ho mai finito, spiega Valentina a cui il marito dà una mano solo nel fine settimana, visto che lavora lontano. Ha un un gregge di un centinaio di pecore e anche diverse mucche.

azienda agricola boccea agnello di zeriImmagine

Produce carni e formaggi che le garantiscono un buon reddito. «Ma la motivazione primaria è il contatto con gli animali e la natura – racconta -.

“Anche se oggi la burocrazia ci costringe a fare salti mortali per adempiere a tutta una serie di pratiche burocratiche che portano via un sacco di tempo. Per macellare siamo costretti a recarci a Pontremoli, ma i documenti occorre espletarli ad Aulla. Lavoro sola e il via vai è estenuante, anche se poi le soddisfazioni sono impagabili.”

Valentina lascia le pecore allo stato brado anche d’inverno così come le mucche, ma queste devono rientrare nella stalla di sera e la vita di alpeggio è sempre costellata di qualche inconveniente. “Ho due figli che però sono ormai in grado di guardarsi da soli e io posso dedicarmi ai miei animali a tempo pieno”. L’allevatrice è una delle protagoniste del successo della pecora zerasca, assieme all’associazione locale di allevatori. Ma recentemente è arrivato il lupo ad azzannare le greggi. “È un incubo col quale dobbiamo convivere”».

Da 2004, regione Toscana e Slow Food hanno fatto del territorio di Zeri un presidio da tutelare e promuovere per avvicinare i turisti a questo magnifico luogo, alla scoperta di un agnello dalla carne particolare, delicata e poco selvatica, di un formaggio prelibato e di una lana che viene trasformata in splendidi tappeti.

Anna

 

 

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Commenti

  1. Marco ha detto:

    Che dire e’ semplicemente meraviglioso tutto cio’ .Forza allevatori e trici italiani.Marco

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