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BOVINO GRASS FEED: PROTOCOLLO SPERIMENTALE IN AGROECOLOGIA E QUALITÀ DELLE PRODUZIONI

Presenti: F. Pisseri (Veterinaria), D. Bochicchio (Centro Italiano Medicina Integrata), F. Caporali (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Zootecnica e Acquacoltura), D. Meo Zilio (Università degli Studi della Tuscia), A.B. Federici (Az. Boccea, Roma), M. Iacurto (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Zootecnica e Acquacoltura).

RIASSUNTO

Obiettivo del lavoro è analizzare la produzione di carne bovina al pascolo turnato in una visione agroecologica che tenga conto della intrinseca variabilità della risorsa pascolativa. Sono stati usati 4 bovini di razza Limousine, allevati al pascolo dall’11 Marzo al 6 Giugno 2016. L’appezzamento è stato di 10000 m2 suddiviso in 10 settori dove gli animali hanno pascolato per 3-4 giorni. La razione, fino al 12 aprile, è stata costituita da pascolo e 0,5 kg/capo/d di concentrato, successivamente, l’integrazione è stata aumentata con 4 kg/capo/d di fieno di medica e 2 kg/capo/d di concentrato. Gli accrescimenti registrati nei due periodi sono stati di 0,47+0,198 kg/capo/d e 1,54+0,042 kg/capo/d. Le performances di macellazione ed i parametri di qualità sono rientrati nei valori di razza. Gli autori ritengono che sia possibile in Italia la produzione grass feed ma è difficile una standardizzazione dei protocolli sperimentali a seguito delle variazioni climatiche.

Parole chiave: grass-feed, agroecologia, bovini, qualità della carne

INTRODUZIONE

La produzione di carni grass-feed consiste nel basare sul pascolo l’alimentazione degli animali. E’ ritenuta una produzione sostenibile poichè comporta un minor consumo di energia fossile, di acqua e una gestione degli animali rispettosa della loro etologia (De Benedictis C., et al., 2015). L’elevato utilizzo di fibra nell’alimentazione comporta benessere ruminale e quindi una migliore funzionalità digestiva, e diminuisce la competizione alimentare tra uomo e animali zootecnici. L’uso di pascoli permanenti è ecologicamente virtuoso in quanto previene fenomeni di erosione e dilavamento del suolo, favorisce la biodiversità, e, per la presenza di leguminose, contribuisce al sequestro di carbonio da parte del suolo. Le carni derivanti da tale metodo zootecnico possono presentare interessanti caratteristiche organolettiche e nutrizionali (Van Elswyk & McNeill, 2014). Condizione imprescindibile, per avere un assetto produttivo efficiente, è che vi siano sistemi di pascolo opportunamente implementati e gestiti, ancora molto c’è da studiare sotto questo aspetto (EIP-AGRI Focus Group, 2016). Il clima mediterraneo non consente l’alimentazione a pascolo per tutto l’arco dell’anno (Gigli and Iacurto, 1995), ed anche le stagioni vocate per il pascolo possano presentare condizioni meteorologiche che non consentono una crescita ottimale del cotico erboso. Per questo va realizzata una corretta “catena di foraggiamento” che preveda l’alternanza di foraggi verdi e secchi, e l’utilizzo di limitate quantità di mangimi concentrati. I sistemi produttivi basati su una impostazione agroecologica sono poco standardizzabili in quanto fondati sull’interazione complessa e dinamica di elementi: clima, cotico erboso e animali e sull’utilizzo di risorse variabili (Dumont et al. 2013). Il presente lavoro ponel’attenzione sul protocollo di ricerca e sui risultati produttivi di un ciclo primaverile grazie alla applicazione di un pascolo opportunamente gestito.

MATERIALI E METODI

La prova si è svolta dall’11 marzo al 3 giugno 2016 presso l’azienda agrozootecnica biodinamica Boccea (Roma). L’azienda è a ciclo chiuso, in ambiente collinare con diversificazione dell’agroecosistema; sono presenti prati, pascoli, orti, ulivi, boschi e siepi.
L’azienda da un decennio pone attenzione alla gestione dei pascoli elaborando il Piano di Pascolamento, lavorazioni agronomiche ad hoc e investimenti strutturali. Questo permette tempestive variazioni al Piano in base a mutamenti del clima o delle esigenze degli animali. Il Piano di Pascolamento della prova è impostato con metodo a turnazione ad elevata frequenza, prevede un appezzamento di 8000 m2 suddiviso in 8 settori di 1.000 m2, con permanenza di 3-4 giorni in ciascuno e turni di 28 giorni. La lunghezza del turno dipende dalla curva di crescita dell’erba, legata a piovosità e temperatura. Alla fine di ogni turno di pascolamento vengono effettuate operazioni di strigliatura del terreno e trinciatura delle essenze non pabulari. I dati climatici sono stati rilevati dall’Ufficio Idrografico e Mareografico della Regione Lazio. Gli animali erano 4 capi aziendali, una femmina e tre maschi castrati, del peso medio iniziale di 510 kg; sono stati pesati ogni 28 giorni e ritirati dal pascolo 4 giorni prima della macellazione, avvenuta ad un peso medio di 553 kg. Per mantenere costante il carico pascolativo, in seguito alla macellazione, sono stati immessi soggetti di peso equivalente.

Prima di spostare gli animali tra i settori, sono stati prelevati campioni di erba da una superficie di 1 m2 ad un’altezza di 5 cm. L’erba è stata analizzata per Sostanza Secca, Proteine, Lipidi grezzi, Fibra grezza, Ceneri, ADF, ADL, NDF; è stata inoltre usata per stimare il quantitativo di erba disponibile per gli animali. Le analisi sono state effettuate anche sul mangime aziendale (tabella 1).

Tabella 1 – Analisi Alimenti (% sulla sostanza secca)

L’alimentazione al pascolo dall’11 marzo al 12 aprile è stata integrata con 0,5 kg/capo/d di mangime concentrato aziendale; dal 13 aprile al 3 giugno è stato aggiunto 4 kg/capo/d di fieno di medica di II taglio e il concentrato è stato portato a 2 kg/capo/d. Esso era costituito da seme schiacciato di orzo 60%, sorgo 30% e pisello proteico 10%.

Alla macellazione sono stati rilevati: peso della carcassa e valutazione SEUROP. Alla commercializzazione è stato prelevato un campione di Longissimus Dorsi (10a costa) per le analisi di qualità fisica della carne: pH, perdita di liquidi per cottura (bagnomaria a 75°C per 45’ e raffreddamento in acqua corrente), durezza della carne cruda e cotta (Warner blatzler share su campioni di 1 cm) e colore (colorimetro minolta con illuminante D65).

I dati sono stati riportati come media e deviazione standard (DS) in quanto si tratta di un solo ciclo primaverile con un numero di animali limitato.

RISULTATI E CONCLUSIONI

Il protocollo di ricerca prevedeva l’utilizzo, tramite 3 turni di pascolamento di 28 giorni, di un appezzamento di 8000 m2 suddiviso in 8 settori (Tabella 2). Si sono apportare alcune modifiche al Piano di Pascolamento e alla razione integrativa previsti dal protocollo, a causa della siccità.

Tabella 2 – Protocollo previsto e reale

In seguito alla scarsa piovosità (6.8 mm nel primo mese), alla fine del primo turno, i ricacci non erano sufficientemente sviluppati per un pascolamento adeguato, quindi si sono aggiunti 2 settori di 1000 m2 arrivando a 10. Durante il secondo turno le temperature medie sono state leggermente più alte (15.5°C) consentendo un discreto ricaccio dell’erba anche con piovosità limitata (28.4 mm). Al momento del terzo turno si è verificata carenza di ricacci nell’appezzamento della prova, dovuta sia alle condizioni meteorologiche che al passaggio degli animali; quindi è stata individuata un’area che presentava una adeguata produzione foraggera.
All’inizio del secondo turno (13/04/2016), si è deciso di aumentare le integrazioni alimentari in quanto gli animali erano cresciuti poco (Tabella 3). Da quanto esposto si evince che il Piano di Pascolamento ha necessitato di flessibilità per poter essere efficiente, le decisioni operative sono state prese in modo tempestivo, prima di conoscere i dati sulla biomassa e il profilo nutrizionale dell’erba.

Le analisi del cotico hanno messo in evidenza che la massa verde (Grafico 1) dei ricacci dei settori nel secondo turno è stata maggiore passando da una media di 49+14,2 kg/giorno/animale a 64+16,3 kg/giorno/animale, nonostante la scarsa piovosità.

Grafico 1 – Massa verde disponibile (kg/giorno/animale*) per campo, temperatura media (°C) e precipitazioni medie (mm).

C’è stato anche un aumento della sostanza secca media (+3,9 kg/giorno/animale) (Tabella 1) ma il contenuto in proteine è diminuito di 1,6 punti percentuali (p.p.) così come è aumentato il contenuto in lignina (ADL +1,1 p.p.), questo si spiega con la più rapida lignificazione dello stelo che avviene in caso di scarsa piovosità, in seguito alla quale la pianta accelera il processo di fioritura.

Tabella 3 – Quantità di sostanza secca (Kg) disponibile al giorno per animale, rapporto foraggi/concentrati e incrementi medi giornalieri (IMG) (kg/giorno)

I valori di rapporto foraggi/concentrati, 95/5 nel primo periodo e 90/10 nel secondo, confrontati con gli IMG evidenziano come la buona gestione del pascolamento possa essere efficiente e quindi incrementare la sostenibilità dell’allevamento da carne lasciando esprimere al massimo al ruminante la sua potenzialità cellulosolitica. Inoltre le Unità Foraggere Carne dell’erba sono risultate di poco inferiori rispetto ai concentrati, mettendo in luce che l’apporto energetico di un buon pascolo può essere importante così come l’apporto proteico, che è risultato di buon livello.

Dopo l’integrazione alimentare gli IMG registrati sono stati sovrapponibili a quanto registrato in esperimenti di alimentazione della razza Limousine (Avilés et al. 2015). Da notare che l’integrazione alimentare con mangime concentrato è stata comunque molto limitata(2kg/capo/d), preferendo la integrazione con fieno, che risponde maggiormente ad un modello di allevamento improntato sui foraggi.

Gli animali sono stati macellati ad un’età media di 19 mesi con un peso finale di 553 kg (Tabella 4) e dopo un finissaggio medio di 63 giorni al pascolo. Gli IMG medi sono risultati bassi e con un’alta variabilità ma, come fatto notare prima la gestione integrata degli alimenti ha permesso che la resa media alla macellazione sia sovrapponibile a quanto trovato da Avilés et al. (2015) in allevamenti tradizionali, mentre la valutazione della carcassa è stata inferiore di conformazione ma uguale in adiposità (R3 vs U3).

Tabella 4 – Performances di allevamento e macellazione

Circa la qualità fisica della carne, questa è stata analizzata alla messa in commercio, ossia in media a 14 giorni. Confrontando i nostri valori con quanto riportato da Avilè et al. (2015) il WBS è risultato nel range da lui rilevato (da 10,9 e 4,1 kg/cm2 da 1 a 21 giorni di frollatura), mentre noi abbiamo rilevato una Luminosità ed un un indice del rosso (a*) leggermente più bassi dando una carne leggermente più scura.

Tabella 5 – Qualità fisica della carne

Il sistema di allevamento si è dimostrato resiliente, riuscendo a mantenere l’alimentazione foraggera pur in periodo di siccità, grazie ad un’attenta osservazione delle condizioni di crescita sia degli animali che del cotico erboso.

L’adattamento rapido alle variazioni è fondamentale per consentire al sistema efficienza e resilienza, che sono connesse alla sostenibilità. L’agroecosistema è basato sulla interazione animali/ambiente, gestita nel rispetto di entrambi, dove sia il cotico erboso che il suolo che l’animale che l’uomo traggano il massimo vantaggio possibile dalla cooperazione in ambito sistemico, col minimo dispendio di energia non rinnovabile.

Bibliografia
Avilés C., Martínez A.L., Domenech V., Peña F. 2015. Effect of feeding system and breed on growth performance, and carcass and meat quality traits in two continental beef breeds. Meat Science 107: 94-103. De Benedictis C., Pisseri F., Venezia P. 2015. Con-Vivere, L’allevamento del futuro. Arianna Editrice. Dumont B., Fortun- Lamothe L., Jouven M., Thomas M., Tichit M. 2013. Prospects from agroecology and industrial ecology for animal production in the 21st century. Animal. 7:6; 1028-1043. EIP-AGRI Focus group- Profitability of permanent grassland. Final report, 16 Aprile 2016. Gigli S., Iacurto M., 1995. Present and future cattle and sheep meat production system in Italy. Proceeding of Workshop held in Paris 22- 24 November: 253-267. Concert action AIR 3-CT93-0947. Van Elswyk M.E. and McNeill S.H. 2014. Impact of grass/forage feeding versus grain finishing on beef nutrients and sensory quality: The U.S. experience. Meat Science 96: 535–540.

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