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Perchè le Condizioni del Suolo Sono Così Importanti per il Cambiamento Climatico?

Perchè le Condizioni del Suolo Sono Così Importanti per il Cambiamento Climatico?

”Perché, a seconda di come è gestito, può essere origine o all’opposto luogo di accumulo del carbonio organico.”

Le pratiche agro-ecologiche del metodo biodinamico sono  considerate uno strumento efficace per la captazione dell’anidride carbonica nel suolo. L’allevamento di animali, inclusi i bovini, utilizzando un sistema di pascolo avvicendato con lo scopo di mantenere un ottimo prato, hanno un rapporto positivo nel consumo di CO2. Così è anche per le pratiche virtuose dell’utilizzo dei sovesci e dell’incremento della materia organica nel terreno -humus- tramite pratiche naturali invece che con l’apporto di concimi chimici assai dispendiosi da produrre in termini di produzione di CO2.

Anche a livello di politica  internazionale stanno seriamente e urgentemente  prendendo in considerazione metodi agricoli virtuosi.

Michele Neri per Il Messaggero

Dopo due settimane di negoziati, la 24esima Conferenza sul Climate Change (Cop24) di dicembre a Katowice, Polonia, sebbene avvenuta tra grandi contrasti, ha almeno prodotto il regolamento necessario per mettere in pratica gli accordi presi tre anni fa a Parigi da 195 Paesi per la riduzione dei gas serra e il contenimento del riscaldamento globale sotto 1,5 gradi centigradi. A questo scopo, una delle tecniche sempre più al centro della discussione scientifica consiste nell’ incrementare la presenza di carbonio nel suolo: oltre a essere promettente e poco onerosa, rende più sostenibile l’agricoltura. Promotrice dell’iniziativa è stata la Francia al summit sul clima di Parigi del 2015: nell’ incoraggiare la ricerca a livello internazionale, il progetto condiviso da decine di Paesi prevede l’impegno ad aumentare la quantità di carbonio nel suolo di quattro parti per mille ogni anno. Se l’obiettivo fosse raggiunto, la quantità di CO2 rimossa dall’ atmosfera sarebbe l’equivalente delle emissioni prodotte dai combustibili fossili di tutta Europa.

La rivista scientifica Nature ha appena dedicato un lungo articolo alla rilevanza che, per il nostro avvenire, può rivestire questo nuovo approccio nei confronti del suolo. Prima firmataria è la geochimica tedesca Cornelia Rumpel, che qui ne spiega le motivazioni.

Perché le condizioni del suolo sono così importanti per il mutamento climatico?

«Perché, a seconda di come è gestito, può essere origine o all’ opposto luogo di accumulo del carbonio organico. Dall’inizio dell’agricoltura qualcosa come 133 giga-tonnellate di carbonio sono state rilasciate dal suolo nell’ atmosfera, dove contribuiscono al cambiamento climatico per l’equivalente di 500 giga-tonnellate di anidride carbonica. Per gestire il suolo in modo sostenibile si deve quindi puntare alla ricostituzione della sua riserva di carbonio. Ciò comporterebbe la riduzione del CO2 dalla nostra atmosfera».

Quali sarebbero gli effetti positivi per clima e agricoltura?

«Con l’adozione di pratiche sostenibili, il suolo potrebbe contribuire a mitigare il riscaldamento climatico, rimuovendo la CO2 dall’ atmosfera attraverso la fotosintesi. L’ anidride carbonica sarebbe immagazzinata nel terreno sotto forma di materia organica. Questo processo aumenterebbe la sicurezza del cibo, perché i terreni ricchi di materia organica sono più fertili. L’ aumento del carbonio nel terreno porta con sé anche una maggiore adattabilità del comparto agricolo di fronte al mutamento climatico. L’ agricoltura diventerebbe meno vulnerabile di fronte a fenomeni come la siccità, perché un terreno ricco di carbonio ha la capacità di immagazzinare meglio l’acqua e i nutrienti per le piante e al tempo stesso resistere all’ erosione. Oltre a ospitare la diversità biologica necessaria a mantenere in salute un ecosistema costretto a garantire un’alta produttività».

Come si procede per aumentare la quantità di carbonio?

«Il suolo minerale deve essere sempre coperto di vegetazione. E per questo, i modi più efficaci sono le pratiche di agricoltura ecologica basata sull’ input di materiale organico, la riduzione dell’uso di fertilizzanti minerali, la coltivazione di legumi e l’adozione di superfici a coltura prativa temporanea. È importante poi prevenire la perdita nell’ aria da parte di terreni ricchi di carbonio organico come le torbiere, che ne costituiscono le principali riserve».

Cosa pensa dei risultati del Cop24?

«Il principale obiettivo delle negoziazioni riguardava il raggiungimento di un corpus di norme dettagliate per l’attuazione degli accordi di Parigi. Anche se non c’ è stata una promessa solenne riguardo alla riduzione delle emissioni, dopo il rapporto recente e drammatico dell’Ipcc (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) è stato acquisito il dato che il livello delle nostre ambizioni debba essere portato più in alto. E immettere carbonio nel suolo del pianeta potrebbe sia alzare il livello delle ambizioni, che contribuire al contenimento del mutamento climatico».

Questo è stato discusso a Katowice?

«Per la prima volta è stato oggetto di un workshop. La questione del carbonio nel suolo è però al centro del gruppo di lavoro di Koronivia che si occupa di implementare le azioni contro il riscaldamento planetario in ambito agricolo e nella catena di produzione del cibo».

Cos’è necessario?

«Occorre la cooperazione tra le diverse parti interessate per identificare soluzioni caso per caso. I benefici dello stoccaggio del carbonio nel suolo devono essere comunicati agli operatori del settore, a politici e opinione pubblica.

E la ricerca dovrebbe concentrarsi sul miglioramento delle pratiche agricole, portando a un utilizzo più efficiente del carbonio già presente nei rifiuti organici».

Quanto tempo ci vorrà?

«Un cambiamento significativo del clima planetario potrà ottenersi soltanto con un taglio deciso delle emissioni di gas serra in tutti i settori. Anche se si ridurranno, l’effetto del passato si produrrà però ancora a lungo. È ormai chiaro che il clima del nostro pianeta potrà essere stabilizzato soltanto aggiungendo ai tagli di emissioni anche emissioni negative, sottraendo cioè carbonio all’ atmosfera. Ci vorranno decine e decine di anni».

Che cosa la preoccupa di più?

«Mi preoccupa la nostra incapacità di riuscire a conservare l’agricoltura com’è adesso in un clima che si modifica. L’aumento della temperatura produce l’innalzamento del livello dei mari, la perdita della biodiversità, e modifiche nelle precipitazioni che a loro volta portano a eventi estremi come siccità o alluvioni. Tutte conseguenze che sono state sottostimate».

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