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Biodiversità: Ruota Tutto Intorno a Lei ma la Stiamo Distruggendo. Come Fermare il Processo?

Biodiversità: Ruota Tutto Intorno a Lei ma la Stiamo Distruggendo. Come Fermare il Processo?

L’aria che respiriamo ,l’acqua che beviamo ,il cibo che mangiamo fanno affidamento sulla biodiversità delle specie che abitano del pianeta. Purtroppo il sistema sta andando in crisi e noi ne siamo responsabili. Quale sarà l’impatto sul nostro futuro, e c’è modo di fermare questo processo?

di Damian Carrington // Responsabile della sezione ambiente del Guardian

Ma cosa significa biodiversità? La parola deriva dall’unione delle parole biologia e diversità e ha assunto il significato “di vita sulla terra”. La biodiversità è in assoluto l’aspetto più complesso e vitale del pianeta. Secondo il professore David Mac Donald dell’università di Oxford non esisterebbe la vita sulla terra senza la biodiversità.

Oggi l’ecosistema globale sta andando in crisi e ci troviamo ad affrontare un gravissimo problema per la sopravvivenza della vita sul pianeta forse ancora più grave del riscaldamento globale.

La biodiversità comprende diversi aspetti: ci sono i geni, le specie di piante e animali, le comunità di individui e infine l’intero ecosistema come le foreste, le barriere coralline e l’humus che è parte dei suoli. Si trova dovunque la vita interagisce con l’ambiente fisico. Si tratta di milioni di interazioni fra individui, geni e comunità che hanno reso la nostra Terra abitabile da milioni di anni.

Filosoficamente si potrebbe dire che la biodiversità è l’insieme delle conoscenze e delle strategie di sopravvivenza che le varie specie hanno messo a punto durante la loro evoluzione in milioni di anni. È come se l’umanità stesse mandando in rovina la libreria della vita della Terra.

Per molte persone che vivono in città la natura esiste solo sugli schermi televisivi. Eppure l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e il cibo che mangiamo dipendono dalla biodiversità del pianeta. Pensate solo all’apporto di ossigeno nell’atmosfera da parte delle piante o alle api che impollinando i fiori determinano la produzione di frutti.

La vita sulla terra ha subito cinque estinzioni di massa dovute a catastrofi naturali come le esplosioni vulcaniche e l’impatto di meteoriti. Alcuni scienziati credono stiamo andando incontro alla sesta estinzione di massa di vita sulla Terra e che questo processo sia causato dalla riduzione della biodiversità.

Il 97% degli esseri vertebrati che popolano la terra è composta dagli uomini e dagli animali allevati nelle fattorie, solo il 3% vive allo stato selvatico. È la conseguenza del dominio dell’uomo sul pianeta che ha addomestaticato raccolti e animali e ha selezionato la genetica delle specie che utilizza per il suo sostentamento. Non solo, tramite i viaggi, il commercio e le migrazioni sono state portate da un luogo all’altro del pianeta specie invasive capaci di decimare quelle autoctone a causa all’assenza di difese endogene del territorio. Non tutti credono che siamo sull’orlo di un baratro ma tutti gli scienziati concordano che la perdita di diversità potrebbe portarci in quella direzione.

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Le barriere coralline e le paludi di mangrovie sono una protezione straordinaria contro gli tsunami e i cicloni che si abbattono sulle coste. Le tartarughe tropicali e le scimmie ragno sono avide mangiatrici dei semi degli alberi delle grandi foreste e contribuiscono al loro rinnovo disperdendone le sementi. Gli alberi ad alto fusto sono una delle risorse più efficaci per rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera. Quando gli scienziati studiano un ecosistema trovano miriadi di interazioni di questo genere che si sono evolute nell’arco dei millenni.

La ricchezza della biodiversità produce anche benefici diretti all’umanità. Molte medicine moderne sono letteralmente raccolte dalla natura come ad esempio alcuni funghi che crescono sulla pelliccia dei pradipi e che hanno permesso di sviluppare terapie che aiutano a combattere diversi tipi di tumori. Diverse specie animali e vegetali selvatiche poi addomesticate dall’uomo si sono rivelate un ‘ottima risorsa per contrastare la siccità e la salinità dei suoli. Se potessimo valutare in termini economici, i servizi resi dagli ecosistemi naturali si potrebbe raggiungere un valore stimato di 3 trilioni di dollari, il doppio del prodotto interno lordo del mondo.

Da un punto di vista estetico ogni specie è unica, un lavoro della natura che non può essere ricreato una volta perduto. Ogni organismo è più ricco di informazioni di un quadro del Caravaggio, o di una fuga di Bach scrive il Professore Edward O Wilson (il padre della biodiversità in un testo seminale del 1985)

Si parla di complessità da capogiro!



La specie ne rappresenta l’aspetto più semplice: ce ne saranno 8-9 milioni, possibilmente anche 100 milioni di specie tra animali, funghi, piante, batteri etc.  Il cuore della biodiversità risiede ai tropici. In 15 ettari di terra al Borneo ci sono 700 specie di alberi diversi, lo stesso numero presente in tutto il Nord America.

Oggi, inoltre ci si rende conto che specie che un tempo si consideravano come un unico individuo in realtà ospitano miriadi di altri microorganismi come virus, funghi e batteri. Noi umani ne siamo un ottimo esempio con il nostro micro-bioma. Un solo cucchiaio di terriccio contiene dai 10.000 ai 150.000 diversi tipi di batteri e il suolo è ciò che serve a produrre il nostro cibo.

La preoccupazione è che non siamo minimamente a conoscenza del ruolo che avevano nello svolgimento della vita moltissime specie che si sono perdute.

Quanto è male tutto questo?

La maggioranza delle specie studiate sono i mammiferi. Le tigri sono state decimate nell’ultimo secolo e la loro popolazione si è ridotta del 97%.

La velocità con cui si estinguono oggi le specie, si pensa, sia 1000 volte superiore rispetto ai tempi in cui l’uomo non dominava il pianeta.  Secondo numerosi scienziati la sesta estinzione di massa è già in atto.

L’estinzione della specie contempla la scomparsa dell’ultimo individuo. Ed è per definizione assai rara. Ma nuovi studi stanno esaminando il crollo generale del numero degli animali indicando così una situazione critica per molte creature. Il risultato è spaventoso. Miliardi di popolazioni di individui sono state perdute in tutto il pianeta e il numero di animali che vivono sulla terra si è dimezzato dal 1970. Abbandonando il tono normalmente sobrio dei tasti scientifici, i ricercatori chiamano questa massiva perdita di vita spontanea del pianeta un annientamento biologico che rappresenta uno spaventoso assalto alle fondamenta della civiltà umana.

 

Il pesce è una risorsa importantissima di proteine per circa due milioni e mezzo di persone ma il sovra-sfruttamento degli oceani dovuto alla pesca industriale ha causato una diminuzione drammatica della vita nei mari dal 1996.

Cosa succede invece agli insetti? Più del 95 % delle specie viventi conosciute non hanno lo scheletro. Gli insetti contano milioni di specie,300.000 i ragni, i molluschi e i crostacei. Ma recentemente, in Germania, si è scoperta una diminuzione di circa il 75% degli insetti negli ultimi 25 anni. La stessa cosa sta succedendo in altri paesi.

Gli insetti sono veramente importanti non solo in quanto impollinatori ma anche in quanto sono predatori di parassiti e organismi capaci di decomporre gli scarti. Ma sono essenzialmente l’elemento base di nutrimento nella catena del cibo che sorregge l’ecosistema. Se perdiamo gli insetti tutto potrebbe crollare dice il professore Dave Goulson dell’università del Sussex.

Anche i parassiti più detestati sono importanti. Un terzo sono stati spazzati via dal cambiamento climatico e sono diventati uno dei gruppi maggiormente in pericolo di estinzione. Gli scienziati ci mettono in guardia sul fatto che tutto ciò sta destabilizzando l’ecosistema e rischia di far scatenare una calamità come ad esempio un imprevedibile predominio dei sopravvissuti che potrebbero diventare a questo punto invincibili e pericolosi.

Ma cosa sta distruggendo la biodiversità?

Noi umani siamo i responsabili tramite la crescita della popolazione e la conseguente coltivazione di aree selvagge per cercare terre fertili o per ospitare siti industriali.

La scomparsa delle foreste è il primo stadio. Nella sola Inghilterra e Irlanda sono stati persi 30 milioni di ettari di aree naturali. L’altra grande causa è la caccia al cibo. Almeno 300 specie di mammiferi sono in via di estinzione. Anche l’inquinamento è un killer di biodiversità. Il commercio globale crea danni perche aiuta la trasmissione di specie dannose come i topi o malattie sconosciute in habitat vulnerabili perché non attrezzati con sistemi di difesa specifici. Le zone più colpite sono quelle vicino ai laghi e ai fiumi dove la popolazione degli animali che vivono nelle acque dolci del pianeta sono crollate dell’81% dal 1970. Il danno è stato causato dall’utilizzo delle acque per l’irrigazione, dall’inquinamento e dallo stravolgimento idrogeologico causato dalle dighe.

Oggi il 75% del nostro cibo proviene da appena una dozzina di specie vegetali e da cinque specie animali. Le monocolture in agricoltura sono molto diffuse e ciò rende i nostri raccolti e gli allevamenti industriali soggetti all’attacco di parassiti micidiali mettendo a rischio il sistema che abbiamo costruito per la produzione del nostro cibo.

Una delle tante risposte a questo pericolo è la ricerca di specie e varietà che nei millenni hanno sviluppato caratteristiche che le rendono resistenti agli stress climatici come alcune varietà di grano duro scoperte in Etiopia resistenti alla siccità o come altre di quinoa che si adattano a situazioni climatiche estreme.

Al momento non sappiamo ancora quanta perdita di biodiversità la nostra Terra potrà sopportare il pianeta prima di raggiungere il collasso. Una delle risposte è dare alla natura lo spazio e la protezione necessaria.

Le riserve naturali sono soluzione ovvia e al mondo attualmente circa il 15% delle terre e il7% delle acque è protetto. Alcuni chiedono che almeno metà delle terre dovrebbe essere riservato alla natura incontaminata. Però la popolazione mondiale è in crescita e le riserve naturali non sono una risposta se si deve dare un reddito agli abitanti. Ma si potrebbe fare ancora molto, come evitare la caccia dei rinoceronti ed egli elefanti trasformando l’animale vivo in un valore maggiore rispetto a quello di uno morto, finanziando il turismo e sovvenzionando gli agricoltori che subiscono danni dagli animali selvatici. Si potrebbe permettere una caccia sostenibile dove si possono uccidere solo gli animali anziani o malati.

Tutti possiamo aiutare!

Molte terre sono state rovinate dall’agricoltura estensiva e dagli allevamenti industriali. L’introduzione dei metodi agro-ecologici che utilizzano le risorse in maniera equilibrata potrebbero assicurare un’agricoltura produttiva e rispettosa della biodiversità.  Potremmo cambiare le nostre abitudini alimentari riducendo il consumo di proteine animali. Potremmo comprare cibi freschi e non lavorati riducendo così la produzione di scarti.

Un’altro approccio da considerare è sottolineare il valore della biodiversità introducendo il concetto di “capitale naturale” : diamo un valore finanziario all’ecosistema .Ciò potrebbe veramente produrre un risparmio. Ad esempio la città di New York ha speso due bilioni di dollari per proteggere le sue risorse naturali di acqua che riforniscono la città. Questo investimento ha funzionato talmente bene che il 90% delle acque non necessita ulteriori filtraggi che sarebbero costati circa 10 bilioni di dollari se si fossero dovuti costruire gli impianti per il trattamento delle acque.

 

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