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Le Fake News a Tavola; Slow Food attacca i Super Cibi; La Valtellina non è IGP

Le Fake News a Tavola; Slow Food attacca i Super Cibi; La Valtellina non è IGP

LE «BUFALE» A TAVOLA: DAL LATTE ALL’ ANANAS CI BEVIAMO (QUASI) TUTTO

“Ce le danno a bere. E anche a mangiare. Ci dicono cose sui cibi che spostano i consumi, che riempiono o svuotano i nostri carrelli ma che non sempre corrispondono a verità. Demonizzano un ingrediente, attribuiscono a un altro proprietà che non esistono e in questo modo cambiano la nostra dieta e un po’ anche la nostra vita, mettendo a volte addirittura in pericolo la nostra salute, spesso minando intere filiere produttive.

Sono le fake news del cibo, le notizie che colpiscono ma che nessuno si preoccupa di verificare: a volte leggende che si tramandano, a volte credenze popolari quasi innocue, altre volte campagne di demonizzazione che partono da parziali verità e si trasformano in una caccia all’ untore. “ Lo scrive su Il Giornale, Andrea Cuomo”.

Sono stata ad un ricevimento che si svolgeva nel meraviglioso museo Madre di Napoli. Il catering si chiamava “bio-…qualcosa” . Ci hanno servito polpette di seitan al sapore di segatura, ricottine e pomodori con polverine di pistacchio e farro freddo rinsecchito . Lo”chef “argomentava i suoi credo alimentari difendendo le sue scelte con gli ospiti affamati e desiderosi di un buon pasto. E gli amici mi prendevano in giro : “Tu e il tuo bio! Guarda che schifo!”.

Aiuto! Quanto lavoro serio può essere vanificato da millantatori. La parola “bio” legata a una pseudo-cultura alimentare illusoriamente salutista danneggia tutti noi produttori che sappiamo che un prodotto biodinamico ben coltivato è sano e che il salubre va necessariamente insieme al buono ! Una cucina punitiva non fa necessariamente bene. Servire il tofu e il seitan a Napoli! Orrore puro! Il tofu fatto con la soia o il seitan sono anche prodotti industriali fagocitati dalla grande produzione e distribuzione.

Insomma sono stanca di sentire qualche para-guru che ci rivela ciò che fa bene o fa male, ciò che è etico mangiare oppure no. Ogni luogo ha i suoi prodotti agricoli, che vengono processati ed elaborati in base al territorio, al clima e alla cultura del posto. Come chiedere a un esquimese di essere vegetariano o ad uno svizzero di non mangiare formaggi o a un pamperos argentino di non mangiare carne.

Proviamo a pensare a un’etica agricola e alimentare ragionata e contemporanea. Pochi obbiettivi da perseguire :rispettare tradizioni, cultura ,suolo e paesaggio, animali e uomini coinvolti nel processo agricolo . Vogliamo non incrementare il consumo di CO2 , rispettare gli animali che alleviamo e tutti gli esseri viventi : i contadini e salariati in primis.

Oggi l’agricoltore si può liberare dalla dittatura dell’industria praticando e diffondendo i suoi prodotti insieme alla sua etica aziendale e i consumatori potranno diventare fruitori attivi . Fare agricoltura biologica, biodinamica o agro-ecologia è un atto politico così come lo anche mangiare con attenzione ragionata .

 DIETRO CASA GLI ALIMENTI DEL BENESSERE –  CARLO PETRINI (‘SLOW FOOD’) ATTACCA I ‘SUPERFOOD’: BACCHE SUDAMERICANE, CEREALI ASIATICI, VERDURE AFRICANE? I CIBI CHE FANNO MEGLIO LI TROVIAMO SOTTO CASA .

Carlo Petrini, fondatore di Slowfood, per www.lastampa.it

Che si tratti di bacche dall’estremo Oriente, di cereali centroamericani cresciuti in montagna o di radici provenienti dal Corno d’Africa, è innegabile che quelli che oggi si chiamano comunemente «superfood» abbiano un certo fascino. Basta leggere una qualunque rivista di costume per scoprire un nuovo prodotto dalle proprietà curative o preventive uniche. O per intercettare l’ultimo ortaggio che «fa perdere peso» in fretta e in salute.

Che esistano cibi che hanno particolari proprietà nutrizionali in grado di aiutarci a stare meglio è indubbio, e tuttavia oggi, anche a causa del proliferare di un’informazione spesso difficile da verificare e da filtrare come quella online, il rischio che si corre è quello di essere in balia di «costruttori» di tendenze, a volte più attenti alla salute delle proprie tasche che alla nostra.

Accade dunque che faccia decisamente più rumore la «scoperta» di un «superfood» che non l’attenzione alle nostre pratiche di alimentazione quotidiana, per cui non manchiamo di avere un barattolo di bacche di Goji sulla credenza per fare colazione mentre, allo stesso tempo, ci dimentichiamo che marzo non è il mese giusto per mangiare i pomodori o che le fragole a novembre in Italia non maturano nemmeno sul camino del salotto.

Se non c’è nulla di più affascinante che scoprire la biodiversità del mondo, conoscerla e adottarla (anche nelle nostre diete), dobbiamo dunque essere sempre più consapevoli nei nostri comportamenti di tutti i giorni.

Perché un cibo, quand’è di stagione e locale, quando ha fatto poca strada per arrivare sulle nostre tavole, non solo è più buono, ma è anche decisamente più sano, perché è stato raccolto più maturo, perché non ha subito stress, perché non è stato a lungo stoccato in un frigo o in un magazzino. Scopriremo allora che i «superfood» sono anche dietro casa e che magari, oltre che a farci meglio, fanno anche bene all’economia delle comunità in cui viviamo.

 RESTA L’ AMARO IN BOCCA – EDOARDO RASPELLI: SAPETE CHE LA BRESAOLA DELLA VALTELLINA A INDICAZIONE GEOGRAFICA PROTETTA PUÒ ESSERE FATTA CON COSCE DI ZEBÙ DAL SUD AMERICA? E LO SPECK IGP…

Edoardo Raspelli per ‘Il Giorno – La Nazione – Il Resto del Carlino’

Tutto e il contrario di tutto: le uova fanno male/le uova fanno bene; il vino nuoce alla salute/il vino fa bene alla salute; lo zucchero fa male/lo zucchero fa bene; il sale alza la pressione/il sale non alza la pressione Si potrebbe continuare all’ infinito; la salute è come la formazione della Nazionale di calcio: tutti vogliono dare pareri. Il cibo è diventato discorso da bar, da negozi di parrucchiere (senza voler offendere).

Negli ultimi tempi, la modernità, la tecnologia, il progresso (?!) hanno aumentato a dismisura la confusione, gli allarmi, gli errori. Prima, se dicevi una bestialità, la cosa si fermava lì. Ora, con i social, con Internet, qualunque immagine, qualunque cretinata, qualunque delitto in diretta fa il giro del mondo.

Alle sciocchezze non abboccano più mille persone in un mese, magari divise da migliaia di chilometri, ma milioni in pochi secondi, e dovunque. Forse tutta questa valanga di notizie e di commenti anche a sproposito lascia il tempo che trovano; forse tutto questo può scivolare nella nostra indifferenza, ma di sicuro lascia l’ amaro in bocca e una pressante, sempre più grave indecisione. Sarà vero? Sarà falso?

Tutto diventa possibile, probabile, non sicuro. Certo, la casalinga di Voghera dice che è questione di buon senso, ma chi ce l’ ha il buon senso al giorno d’ oggi? Certo, ci vogliono polizia e carabinieri, come nell’ evento organizzato dalla Coldiretti, ma occorre anche che noi consumatori ci informiamo di più, che leggiamo le etichette.

Chi lo sa che la Bresaola della Valtellina a Indicazione geografica protetta può e viene fatta con cosce di zebù che arrivano dal sud America (anche lo zebù, come il bocerco o l’ anoa sono bovini). Chi lo sa che un altro celebre prodotto sempre Igp come lo Speck dell’ Alto Adige può e viene fatto con maiali che possono essere allevati in tutta Europa?

Saranno buoni i maiali tedeschi ma io preferisco quelli di casa nostra o comunque sapere che cosa si sta adoperando.

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