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Dall’Erba alla Carne

I bovini insieme agli ovini e ai caprini appartengono al mondo dei ruminanti.

Cosa significa? Perché sono così unici nel mondo dei mammiferi e così speciali?  Sono in grado di mangiare erba, foglie, paglia e quindi cellulosa per nutrirsi, crescere, partorire, allattare senza la necessità di mangiare cibi più raffinati, proteici o ricchi di amido. Insomma, i bovini mangiano ciò che i monogastrici, come gli onnivori e i carnivori, non sono in grado di fare.

Nella catena alimentare di un ecosistema sono le prede, cibo per i predatori. Gli uomini, fin dall’antichità, quando è nata l’agricoltura nella mezzaluna fertile del medio oriente, li hanno addomesticati e selezionati per la produzione del latte, dei formaggi, della carne e per lavorare i campi: si è lentamente instaurata una relazione di mutualismo  con la specie umana.

Eppure, tutti i ruminanti amano moltissimo le granaglie: per loro sono il dolcetto.

Tuttavia l’erba e le foglie sono la base della loro alimentazione. Così come per noi i troppi dolci non sono salutari, così per i bovini un’alimentazione ricca di granaglie acidifica e impigrisce il rumine. Pensate: i bovini hanno 4 stomaci ricchi di microorganismi che partecipano al processo della digestione. All’interno dei loro stomaci (come del resto anche nella nostra bocca e nel nostro intestino) esiste un complesso ecosistema, abitato da miriadi microorganismi che mantengono un equilibrio prezioso e che permettono che i processi digestivi funzionino.

Ecco perché le feci dei bovini sono così importanti per la fertilità dei suoli: pullulano di microorganismi e materia organica. Nel terreno, gli stessi microorganismi insieme agli insetti e alla microflora e fauna del terreno decompongono le fatte e le trasformano in preziosissimo humus. I semi che i bovini in natura ingeriscono interi si ritrovano nelle feci e contribuiscono a mantenere e ad incrementare la biodiversità dei pascoli.

Tutto questo costituisce un sistema complesso, meraviglioso e resiliente, sempre che non lo si rovini con i farmaci, i pesticidi o con una gestione errata.Ma allora, perché gli uomini decisero di dare anche un po’ di farina o granaglie schiacciate ai bovini?

In agricoltura è necessario utilizzare sistemi gestionali resilienti, cioè in grado di sopperire alle avversità climatiche. Una stagione asciutta, oppure situazioni climatiche come quelle del nostro Mediterraneo non garantiscono la presenza dell’erba tutto l’anno. Uomini ingegnosi del passato hanno scoperto che l’erba che cresce rapida e in eccedenza in primavera può essere essiccata e conservata sotto forma di fieno e se il fieno è fatto con maestria mantiene qualità nutritive eccellenti.

Ma a volte per dare agli animali più energia nelle stagioni fredde oppure per sopperire a fieni poveri e nutrirli nei periodi di siccità o gelo sono state inserite nella loro dieta, anche un po’ di granaglie; poche perché sono alimenti necessari anche all’uomo. Lo è stato fatto per permettergli di vivere meglio. Era una questione di utile impiego delle risorse. Un po’ di cibo umano veniva dato loro per ricevere in cambio latte per i formaggi e proteine dalla carne.

I tori erano allevati per la riproduzione e il lavoro, le vacche sempre per la riproduzione, il lavoro e il latte. Gli animali non erano così specializzati come le frisone attuali o le limousine da carne: animali in grado di produrre 40 l di latte al giorno ma che vengono riformati  dopo due sole lattazioni; vitelloni da ingrasso con ossa sottili e muscolature immense, non più adatti a pascolare, che devono essere macellati a 18 mesi: il mangime serve a rifornirli di grasso in abbondanza in tempi brevi.

L’industria vuole standard produttivi veloci e uniformi. Quindi si è smesso di pensare al benessere e alla salute degli animali e si sono voluti standardizzare i sistemi di produzione e la gestione. Sono nati i carri unifeed che mescolano le sostanze nutritive in base a rigidissime tabelle nutrizionali. Si consumano razioni che prevedono più granaglie che fieno e si usano gli insilati di mais. Gli animali non si possono muovere con agio. Si è accreditata la falsa credenza che il movimento renda le carni dure e che con il crescere dell’età la qualità della carne peggiori.

Questo sistema si è inceppato ed è diventato costoso e obsoleto; non rispetta il benessere animale e il benessere di chi ci lavora, richiede enormi risorse esterne e medicinali, per non parlare della scarsa qualità e  salubrità della carne e del latte che ne derivano.

Si parla molto della Vacca Vecchia Galiziana (in spagnolo vaca vieja galleg): è tra le carni più apprezzate e ricercate al mondo.  Chi ha avuto la fortuna di assaggiarla ne è rimasto entusiasta. Le caratteristiche organolettiche di questa carne – sapore intenso, profumo unico, spessa corteccia di grasso giallo – sono dovute ad un allevamento al pascolo. Bravi gli spagnoli? Si bravi perché hanno valorizzato dando un nome evocativo ad un allevamento dietro al quale c’è una filosofia ben precisa. Ma una cosa è certa: stiamo parlando di una carne pregiata, molto apprezzata ovunque venga proposta.

Con l’espressione Vacca Vecchia Galiziana non si vuole indicare una razza specifica, ma tutte le razze allevate in Galizia (comunità autonoma della Spagna situata a nord-ovest della penisola iberica). Ad ogni modo, quando si parla della Vacca Vecchia occorre fare un’ulteriore precisazione: è bene porre attenzione più sul singolo capo (il cui peso va dai 450 chili a una tonnellata) che sulla razza. Perché gran parte di queste vacche in realtà sono frutto di incroci e quindi ciò che è importante non è il loro ceppo di appartenenza ma il singolo esemplare, vale a dire come è cresciuto e maturato nel corso della sua vita.   I bravi macellai apprezzano molto la carne di una bella vacca matura. La danese o la fiorentina sono vacche adulte di razza chianina oppure danese.

Abbiamo deciso di lavorare per i nostri clienti questi bellissimi capi: le vacche meticce oppure limousine o marchigiane allevate in azienda come fattrici esclusivamente al pascolo. Hanno partorito diverse volte nel corso della loro vita. Sono di grandi dimensioni e possono avere anche un discreto numero di anni ma sono in ottima salute e ben ricoperte di muscolo e grasso. Può succedere per svariati motivi che una vacca smetta di partorire oppure che si decida di allevare capi più giovani. Allora decidiamo di macellarla e di venderla. Non è la vacca consunta o vecchia di un allevamento che l’ha sfruttata; è un capo grande, importante e che ha acquistato nel corso della sua vita al pascolo anche caratteristiche molto pregevoli da un punto di vista nutrizionale e organolettico.

La loro vocazione, in realtà, è quella di partorire, allattare e svezzare i vitelli. Pascolano libere tutto il giorno mangiando erba e foraggi, alimenti che, assorbendo gli umori del clima, trasferiscono alla carne profumi e sapori. La chiameremo, in italiano, la vacca vecchia allevata al pascolo e ad erba per non continuare a utilizzare i soliti anglicismi.

“È arrivato il momento di demolire il luogo comune che vuole che la carne migliore sia quella di animali giovani e che gli animali anziani debbano essere scartati, buttati via perché inutili, buoni per il brodo. Non è affatto vero: la vacca vecchia ha una carne ricca di qualità e di complessità, ricca di sapore, di carattere, è una carne che ha un’identità. Per l’industria è stato conveniente comunicarci il contrario e noi ce la siamo bevuta, perché ovviamente allevare un animale costa.  Ribaltiamo queste credenze e ridiamo dignità all’animale stesso, che non è più uno scarto, ma una risorsa preziosa per l’identità di un allevatore e di un territorio.” (Paolo Parisi)

Quest’autunno avremo 3 belle marchigiane per voi.

Dalla prossima primavera inizieremo una linea di manze allevate esclusivamente all’erba (grassfed).  Le lasceremo sempre all’aperto. Si nutriranno con l’erba dei pascoli e il fieno degli erbai. Raggiungeranno un‘età di 30 mesi. Saranno destinate esclusivamente alla vendita diretta.

Il segreto della qualità risiede nel tempo e nella terra, cose che costano. Perché dentro al tempo e alla terra c’è tutto: il cibo da dare agli animali, il mantenimento e le cure, la manodopera, la bassa produttività e soprattutto l’attesa…

Anna

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Allevamenti intensivi e allevamenti al pascolo: una differenza di importanza vitale!

Carne biologica, biodinamica, da allevamenti al pascolo, senza antibiotici negli ultimi mesi, da agricoltura convenzionale, da allevamenti intensivi oppure grass fed e poi ancora magra, grassa, rosso chiara, rosso scura, frollata e dry-aged argentina, danese, italiana!

Come districarsi tra tutte queste denominazioni, certificazioni e descrizioni? Evocano sentimenti e pensieri contradditori; spaventano, rassicurano, incuriosiscono, indignano e affascinano il consumatore.

È un panorama complesso, variegato che da lavoro a molte persone, che può migliorare una terra o distruggerla, che seduce perché evoca animali speciali, allevati con massaggi e musica, e tecniche di lavorazione moderne e speciali che rendono il macellaio un specie di mago. E sicuramente un bravo macellaio fa la differenza. Tagliare la carne a modo, conoscere le caratteristiche delle varie parti del bovino, capire la differenza fra un vitellone, una manza, una scottona, un vitello da latte vero da uno che beve latte artificiale, saper lavorare una meravigliosa vacca adulta richiede maestria, conoscenze e passione.

Ma ciò che fa la vera differenza nella qualità della carne bovina è il metodo con cui sono allevati. La macro-distinzione da fare e quella tra gli allevamenti intensivi e gli allevamenti al pascolo.

L’allevamento intensivo prevede la conduzione dei bovini nei feed lot e in stalla. Gli animali crescono uno vicino all’altro, con scarse possibilità di muoversi, in strutture chiuse o semi-chiuse, che possono accogliere un grande numero di capi. Vengono nutriti con una miscela composta da fieni triturati e mangimi (unifeed) e con insilati.
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Sono costantemente monitorati riguardo al loro stato di salute e si fa uso di antiparassitari e antibiotici in maniera generalizzata, per prevenire e curare eventuali malattie. Sono macellati di solito entro i 15/18 mesi di età.

Gli allevamenti intensivi convogliano i liquami degli animali in grandi vasconi di cemento. L’odore è forte e pungente e l’aria ne è appestata. I liquami vengono utilizzati per concimare i terreni secondo norme precise. Le acque piovane dilavano i terreni e contribuiscono ad inquinare le falde acquifere.

I bovini mangiano grandi quantità di granaglie coltivate su terre fertili, come la soia, che viaggiano da una parte all’altra del globo per raggiungere la destinazione finale. La produzione di gas serra è concentrata in stalla ed amplificata dai trasporti di mangimi.

Ci sono anche allevamenti intensivi certificati biologici. In questo caso si deve rispettare uno spazio maggiore tra i capi e i mangimi devono essere certificati BIO. L’utilizzo degli antibiotici è ammesso ma il tempo di carenza è doppio rispetto ai bovini allevati nell’agricoltura convenzionale. L’Unione Europea sta promuovendo una legislazione più severa riguardo all’utilizzo di antibiotici per evitare il grave problema dell’antibiotico resistenza. Si cerca anche di obbligare ad isolare i capi malati e a trattare solo quelli.

Gli allevamenti al pascolo possono essere sia convenzionali, che biologici e biodinamici. Gli animali vivono in mandrie composte da un certo numero di fattrici. La rimonta è naturale: il toro vive con le femmine tutto l’anno oppure un certo numero di mesi. I vitelli nascono al pascolo e vengono lasciati con le madri fino a sei mesi; a seconda della stagione e dell’organizzazione aziendale, mangiano fieni, erba e foglie che trovano al pascolo ed erba falciata e portata sui campi.
agricola- boccea agricoltura- bio roma allevamenti bovini bioNegli allevamenti convenzionali e BIO che fanno solo la linea vacca vitello, di solito i vitelli sono svezzati a sei mesi e venduti alle aziende che si occupano di ingrassarli per la vendita.

Nei veri allevamenti al pascolo i bovini restano in azienda per tutto il ciclo della loro vita. I vitelli sono sempre svezzati intorno ai sei mesi.  Se volete conoscere le regole che ci siamo dati per il loro allevamento e il loro benessere cliccate qui.

Il toro e le vacche vivono insieme tutto l’anno e mangiano esclusivamente fieni e erba. I capi svezzati rimangono chiusi per circa un mese per abituarli all’uomo e vengono alimentati con i nostri fieni aziendali e con una piccola quantità di mangime che chiamiamo di cortesia. I vitelli sono ghiotti di granaglie schiacciate. Per loro è come un dolcetto e apprezzano molto il mandriano che glielo porta. La quantità è minima, solo il 5% della razione.

Dividiamo i maschi dalle femmine e poi i due gruppi raggiungono i pascoli designati. Nella stagione dell’erba (primavera e parte dell’autunno) mangiano quello che la natura da loro.

I nostri pascoli sono gestiti, mai sovra-pascolati perché vogliamo che l’erba sia abbondante e spostiamo il nostro bestiame da un appezzamento all’altro. Quando manca il pascolo perché è arrivata l’estate oppure l’inverno ricevono erba falciata fresca oppure fieno e in questo caso diamo loro anche un po’ di granaglie (5%della loro alimentazione) soprattutto quando il fieno a causa della stagione non è di gran qualità.
agricola- boccea -agricoltura bio roma allevamenti bovini bioPassano gli ultimi 2/4 mesi in una struttura aperta con ampio spazio e lettiera di paglia  dove ingrassano sempre con fieni aziendali e granaglie schiacciate mai oltre 15%. Vengono macellati intorno ai 24/26 mesi.

Questo sistema ci permette di utilizzare anche i terreni più marginali inadatti alle coltivazioni dei cereali per uso umano. Ci permette di mantenere zone che altrimenti resterebbero incolte. Il rapporto tra emissioni di gas serra e assorbimento è negativo in quanto la ricrescita dell’erba consuma più CO2 di quanto un bovino ne possa emettere. Questo è possibile solo se si rispetta una attenta rotazione dei pascoli. Pensate a quante zone collinari e montane del nostro meraviglioso paese sono state abbandonate. Potrebbero diventare una fonte di lavoro e di cibo sano per tante persone.

L’allevamento al pascolo che rispetta una presenza di bovini per ettaro di circa uno o due capi, a seconda delle situazioni, permette di rispettare l’equilibrio ecologico dei nostri ecosistemi, garantisce il benessere animale perché rispetta la loro etologia di erbivori ruminanti.

Solo i bovini hanno la capacità di trasformare le fibre vegetali dell’erba e delle foglie in proteine nobili. Sono un vero è proprio laboratorio naturale che fornisce sostanze preziose a noi mono-gastrici.

Il mantenimento delle praterie tramite l’allevamento brado ben gestito, incrementa la biodiversità, previene le erosioni dei suoli, aumenta la fertilità dei terreni e riduce la produzione di gas serra .

 Spesso ci chiedono: come si fa ad amare gli animali e poi mangiarli?

Proviamo a pensare di non essere noi umani così speciali, unici e superiori a tutto. Cerchiamo di vederci inseriti in sistema naturale in cui tutto è connesso. Sentiamoci parte del ciclo della vita. Osserviamo la natura, guardiamo consapevolmente le interazioni tra i diversi essere viventi. Pratichiamo l’umiltà di utilizzare la scienza per conoscere e collaborare. Lavorare in sincronia con il mondo della natura non per stravolgerlo.

Noi siamo animali; siamo differenti dagli altri, siamo superiori? Dipende da che punto di vista guardiamo le nostre azioni e i risultati che ne conseguono.

Ringrazio sempre quello che ci danno i nostri animali.

Ho compassione e gratitudine nei loro confronti. Ma sono un animale della specie uomo e faccio parte di un’ecosistema.

Ogni ecosistema è diverso e va compreso, studiato e noi siamo chiamati a rispettarlo e a utilizzare ciò che ci offre con l’umana gratitudine di cui siamo capaci.

Anna Federici

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Seminario 7-8 giugno | Pratiche agroecologiche: La Gestione del Sistema Foraggero

Azienda Agricola Boccea | Via di Boccea 1321
7 – 8 GIUGNO 2019

PROPOSTA FORMATIVA

L’obiettivo del seminario, che comprende parti teoriche e parti pratiche in campo, è trasmettere competenze sulla gestione del sistema foraggero nell’allevamento dei ruminanti tramite la applicazione di pratiche agroecologiche, questo consente di ottenere un razionamento basato prevalentemente su pascolamento e fieni di qualità.
Il benessere animale ne risulta favorito, l’ambiente ne trae vantaggio in quanto i sistemi foraggeri sono importanti fornitori di servizi ecosistemici, e le voci di costo aziendali risultano ridotte. È indispensabile una corretta gestione agronomica, la elaborazione di un Piano di Pascolamento, una relazione con gli animali basata sulla collaborazione e la valorizzazione della multifunzionalità aziendale tramite la agroforestazione. Il rispetto degli animali e lo studio dei complessi equilibri degli ecosistemi agricoli pongono le basi per  un allevamento sostenibile dal punto di vista etico, ambientale, economico e socio-territoriale.

Coordinamento didattico a cura di Francesca Pisseri

Con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo (MIPAAFT)


INTERVENGONO

Fabio Caporali  – Professore di Ecologia Agraria, Università della Tuscia, AIDA

“Le sinergie tra le diverse parti della azienda. Osservazione in campo delle relazioni ecologiche proprie dei sistemi di pascolo”

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Stefano Carlesi | Ricercatore Scuola Superiore S.Anna

Il suolo, crocevia di servizi ecosistemici

SoilApp: valutare il suolo con il test della vanga, e una app

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Giovanni Cerretelli | Agronomo, consulente aziendale, esperto in agricoltura biologica

Lavorazioni agronomiche dei pascoli e degli erbai: macchinari e tecniche

Gestione agronomica di pascoli, prati, erbai: sistemazioni, tecniche di semina, irrigazione, trasemine, strigliature

“Valutazione funzionale del cotico erboso: una scheda

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Carla De Benedictis | Medica veterinaria a orientamento sistemico, AIEMS

Il comportamento al pascolo dei ruminanti domestici: bovino, capra, pecora

Osservazione sistemica dei comportamenti, etologia collaborativa animale/persona

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Anna Federici | Imprenditrice

Organizzazione generale della azienda Agricola Boccea: le pratiche biodinamiche in olivicoltura, in orticoltura, e nell’allevamento del bovino da carne

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Fausto Gusmeroli | Ricercatore Fondazione Fojanini di Studi Superiori di Sondrio, docente di Ecologia Agraria all’Università di Milano, AIDA

Fenologia e stima del valore foraggero dei pascoli, teoria ed esercitazione di campo

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Miriam Iacurto | Ricercatrice presso il Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’Economia Agraria, Centro Zootecnia e Acquacoltura

Alimentazione del vitellone grass feed in confronto col vitellone allevato col metodo intensivo

Aspetti economici della gestione del sistema foraggero

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Alberto Mantino | Ricercatore Scuola Superiore S.Anna, AIAF

Le foraggere da erbai, da pascolo e da prati-pascolo

– Esercitazione in campo sul riconoscimento delle foraggere
– Esercitazione pratica sulla costruzione di una catena di foraggiamento sostenibile per le aziende zootecniche negli ambienti mediterranei irrigui e non.

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Giustino Mezzalira | Direttore Sezione Ricerca e Gestioni Agroforestali Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario, AIAF

Valorizzazione e gestione sostenibile dei sistemi agro-silvo-pastorali

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Pierluigi Paris, Claudia Consalvo | Ricercatori  Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri- Porano-TR, AIAF, H2020 AFINET Project

Linee guida per il pascolo ovino in oliveto ed altri ecosistemi mediterranei e osservazioni pratiche

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Francesca Pisseri | Veterinaria a orientamento sistemico, Consulente aziendale, AIDA, AIEMS

“Fondamenti dell’allevamento agroecologico

Progettazione partecipata del Piano di Pascolamento Aziendale

Pascolo dinamico con turnazioni ad elevata frequenza

Gestione del pascolo come sistema integrato, il management aziendale come orientamento della coevoluzione spontanea di un sistema complesso

Gestione scorretta dei pascoli: le conseguenze negative sulla sanità animale, sulle produzioni zootecniche e sull’ambiente

Monitoraggio produttivo, sanitario e del benessere degli animali al pascolo, indici per la valutazione della efficienza del sistema

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Antonio Puddu | Responsabile gestione bovini Azienda Agricola Boccea

Gestione rispettosa ed efficiente degli animali al pascolo: tecniche di movimentazione e di alimentazione

 


ORARI


VENERDI’ 7 GIUGNO

10,00-13,30 Lezioni teorico-pratiche
13,30-15,30 Pranzo in azienda
15,30-19,30 Lezioni teorico-pratiche

SABATO 8 GIUGNO

9,00-13,30   Lezioni teorico-pratiche
13,30-15,30 Pranzo in azienda
15,30-19,30 Lezioni teorico-pratiche


Il seminario è organizzato dalla Azienda Agricola Boccea, in collaborazione con

 

COSTI E PARTECIPAZIONE

Il costo del seminario è di € 270 a persona, (acconto € 100) comprensivo di pranzo e coffee-break, con sconto del 30% per studenti e laureati da meno di due anni (acconto € 70).
L’acconto deve essere versato entro e non oltre il 3 giugno.

Il seminario è a numero chiuso ed è rivolto a un massimo di 35 partecipanti. La priorità di iscrizione è basata sull’ordine di arrivo delle domande. L’attivazione del seminario è condizionata dalla iscrizione di un numero minimo di 15 persone.

IBAN
IT91M0569603227000002385X81
Filiale 440 Roma AG 27

Intestato a
Azienda Agricola Boccea di Anna B Federici
Via di Boccea 1321 Roma, 00166 Roma

Segreteria corso
Nicola Furlanetto – 348 3483080
Saira Buccolini, Azienda Agricola Boccea – 06 61597316
Email – ecopascolo@gmail.com

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BOVINO GRASS FEED: PROTOCOLLO SPERIMENTALE IN AGROECOLOGIA E QUALITÀ DELLE PRODUZIONI

Presenti: F. Pisseri (Veterinaria), D. Bochicchio (Centro Italiano Medicina Integrata), F. Caporali (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Zootecnica e Acquacoltura), D. Meo Zilio (Università degli Studi della Tuscia), A.B. Federici (Az. Boccea, Roma), M. Iacurto (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Zootecnica e Acquacoltura).

RIASSUNTO

Obiettivo del lavoro è analizzare la produzione di carne bovina al pascolo turnato in una visione agroecologica che tenga conto della intrinseca variabilità della risorsa pascolativa. Sono stati usati 4 bovini di razza Limousine, allevati al pascolo dall’11 Marzo al 6 Giugno 2016. L’appezzamento è stato di 10000 m2 suddiviso in 10 settori dove gli animali hanno pascolato per 3-4 giorni. La razione, fino al 12 aprile, è stata costituita da pascolo e 0,5 kg/capo/d di concentrato, successivamente, l’integrazione è stata aumentata con 4 kg/capo/d di fieno di medica e 2 kg/capo/d di concentrato. Gli accrescimenti registrati nei due periodi sono stati di 0,47+0,198 kg/capo/d e 1,54+0,042 kg/capo/d. Le performances di macellazione ed i parametri di qualità sono rientrati nei valori di razza. Gli autori ritengono che sia possibile in Italia la produzione grass feed ma è difficile una standardizzazione dei protocolli sperimentali a seguito delle variazioni climatiche.

Parole chiave: grass-feed, agroecologia, bovini, qualità della carne

INTRODUZIONE

La produzione di carni grass-feed consiste nel basare sul pascolo l’alimentazione degli animali. E’ ritenuta una produzione sostenibile poichè comporta un minor consumo di energia fossile, di acqua e una gestione degli animali rispettosa della loro etologia (De Benedictis C., et al., 2015). L’elevato utilizzo di fibra nell’alimentazione comporta benessere ruminale e quindi una migliore funzionalità digestiva, e diminuisce la competizione alimentare tra uomo e animali zootecnici. L’uso di pascoli permanenti è ecologicamente virtuoso in quanto previene fenomeni di erosione e dilavamento del suolo, favorisce la biodiversità, e, per la presenza di leguminose, contribuisce al sequestro di carbonio da parte del suolo. Le carni derivanti da tale metodo zootecnico possono presentare interessanti caratteristiche organolettiche e nutrizionali (Van Elswyk & McNeill, 2014). Condizione imprescindibile, per avere un assetto produttivo efficiente, è che vi siano sistemi di pascolo opportunamente implementati e gestiti, ancora molto c’è da studiare sotto questo aspetto (EIP-AGRI Focus Group, 2016). Il clima mediterraneo non consente l’alimentazione a pascolo per tutto l’arco dell’anno (Gigli and Iacurto, 1995), ed anche le stagioni vocate per il pascolo possano presentare condizioni meteorologiche che non consentono una crescita ottimale del cotico erboso. Per questo va realizzata una corretta “catena di foraggiamento” che preveda l’alternanza di foraggi verdi e secchi, e l’utilizzo di limitate quantità di mangimi concentrati. I sistemi produttivi basati su una impostazione agroecologica sono poco standardizzabili in quanto fondati sull’interazione complessa e dinamica di elementi: clima, cotico erboso e animali e sull’utilizzo di risorse variabili (Dumont et al. 2013). Il presente lavoro ponel’attenzione sul protocollo di ricerca e sui risultati produttivi di un ciclo primaverile grazie alla applicazione di un pascolo opportunamente gestito.

MATERIALI E METODI

La prova si è svolta dall’11 marzo al 3 giugno 2016 presso l’azienda agrozootecnica biodinamica Boccea (Roma). L’azienda è a ciclo chiuso, in ambiente collinare con diversificazione dell’agroecosistema; sono presenti prati, pascoli, orti, ulivi, boschi e siepi.
L’azienda da un decennio pone attenzione alla gestione dei pascoli elaborando il Piano di Pascolamento, lavorazioni agronomiche ad hoc e investimenti strutturali. Questo permette tempestive variazioni al Piano in base a mutamenti del clima o delle esigenze degli animali. Il Piano di Pascolamento della prova è impostato con metodo a turnazione ad elevata frequenza, prevede un appezzamento di 8000 m2 suddiviso in 8 settori di 1.000 m2, con permanenza di 3-4 giorni in ciascuno e turni di 28 giorni. La lunghezza del turno dipende dalla curva di crescita dell’erba, legata a piovosità e temperatura. Alla fine di ogni turno di pascolamento vengono effettuate operazioni di strigliatura del terreno e trinciatura delle essenze non pabulari. I dati climatici sono stati rilevati dall’Ufficio Idrografico e Mareografico della Regione Lazio. Gli animali erano 4 capi aziendali, una femmina e tre maschi castrati, del peso medio iniziale di 510 kg; sono stati pesati ogni 28 giorni e ritirati dal pascolo 4 giorni prima della macellazione, avvenuta ad un peso medio di 553 kg. Per mantenere costante il carico pascolativo, in seguito alla macellazione, sono stati immessi soggetti di peso equivalente.

Prima di spostare gli animali tra i settori, sono stati prelevati campioni di erba da una superficie di 1 m2 ad un’altezza di 5 cm. L’erba è stata analizzata per Sostanza Secca, Proteine, Lipidi grezzi, Fibra grezza, Ceneri, ADF, ADL, NDF; è stata inoltre usata per stimare il quantitativo di erba disponibile per gli animali. Le analisi sono state effettuate anche sul mangime aziendale (tabella 1).

Tabella 1 – Analisi Alimenti (% sulla sostanza secca)

L’alimentazione al pascolo dall’11 marzo al 12 aprile è stata integrata con 0,5 kg/capo/d di mangime concentrato aziendale; dal 13 aprile al 3 giugno è stato aggiunto 4 kg/capo/d di fieno di medica di II taglio e il concentrato è stato portato a 2 kg/capo/d. Esso era costituito da seme schiacciato di orzo 60%, sorgo 30% e pisello proteico 10%.

Alla macellazione sono stati rilevati: peso della carcassa e valutazione SEUROP. Alla commercializzazione è stato prelevato un campione di Longissimus Dorsi (10a costa) per le analisi di qualità fisica della carne: pH, perdita di liquidi per cottura (bagnomaria a 75°C per 45’ e raffreddamento in acqua corrente), durezza della carne cruda e cotta (Warner blatzler share su campioni di 1 cm) e colore (colorimetro minolta con illuminante D65).

I dati sono stati riportati come media e deviazione standard (DS) in quanto si tratta di un solo ciclo primaverile con un numero di animali limitato.

RISULTATI E CONCLUSIONI

Il protocollo di ricerca prevedeva l’utilizzo, tramite 3 turni di pascolamento di 28 giorni, di un appezzamento di 8000 m2 suddiviso in 8 settori (Tabella 2). Si sono apportare alcune modifiche al Piano di Pascolamento e alla razione integrativa previsti dal protocollo, a causa della siccità.

Tabella 2 – Protocollo previsto e reale

In seguito alla scarsa piovosità (6.8 mm nel primo mese), alla fine del primo turno, i ricacci non erano sufficientemente sviluppati per un pascolamento adeguato, quindi si sono aggiunti 2 settori di 1000 m2 arrivando a 10. Durante il secondo turno le temperature medie sono state leggermente più alte (15.5°C) consentendo un discreto ricaccio dell’erba anche con piovosità limitata (28.4 mm). Al momento del terzo turno si è verificata carenza di ricacci nell’appezzamento della prova, dovuta sia alle condizioni meteorologiche che al passaggio degli animali; quindi è stata individuata un’area che presentava una adeguata produzione foraggera.
All’inizio del secondo turno (13/04/2016), si è deciso di aumentare le integrazioni alimentari in quanto gli animali erano cresciuti poco (Tabella 3). Da quanto esposto si evince che il Piano di Pascolamento ha necessitato di flessibilità per poter essere efficiente, le decisioni operative sono state prese in modo tempestivo, prima di conoscere i dati sulla biomassa e il profilo nutrizionale dell’erba.

Le analisi del cotico hanno messo in evidenza che la massa verde (Grafico 1) dei ricacci dei settori nel secondo turno è stata maggiore passando da una media di 49+14,2 kg/giorno/animale a 64+16,3 kg/giorno/animale, nonostante la scarsa piovosità.

Grafico 1 – Massa verde disponibile (kg/giorno/animale*) per campo, temperatura media (°C) e precipitazioni medie (mm).

C’è stato anche un aumento della sostanza secca media (+3,9 kg/giorno/animale) (Tabella 1) ma il contenuto in proteine è diminuito di 1,6 punti percentuali (p.p.) così come è aumentato il contenuto in lignina (ADL +1,1 p.p.), questo si spiega con la più rapida lignificazione dello stelo che avviene in caso di scarsa piovosità, in seguito alla quale la pianta accelera il processo di fioritura.

Tabella 3 – Quantità di sostanza secca (Kg) disponibile al giorno per animale, rapporto foraggi/concentrati e incrementi medi giornalieri (IMG) (kg/giorno)

I valori di rapporto foraggi/concentrati, 95/5 nel primo periodo e 90/10 nel secondo, confrontati con gli IMG evidenziano come la buona gestione del pascolamento possa essere efficiente e quindi incrementare la sostenibilità dell’allevamento da carne lasciando esprimere al massimo al ruminante la sua potenzialità cellulosolitica. Inoltre le Unità Foraggere Carne dell’erba sono risultate di poco inferiori rispetto ai concentrati, mettendo in luce che l’apporto energetico di un buon pascolo può essere importante così come l’apporto proteico, che è risultato di buon livello.

Dopo l’integrazione alimentare gli IMG registrati sono stati sovrapponibili a quanto registrato in esperimenti di alimentazione della razza Limousine (Avilés et al. 2015). Da notare che l’integrazione alimentare con mangime concentrato è stata comunque molto limitata(2kg/capo/d), preferendo la integrazione con fieno, che risponde maggiormente ad un modello di allevamento improntato sui foraggi.

Gli animali sono stati macellati ad un’età media di 19 mesi con un peso finale di 553 kg (Tabella 4) e dopo un finissaggio medio di 63 giorni al pascolo. Gli IMG medi sono risultati bassi e con un’alta variabilità ma, come fatto notare prima la gestione integrata degli alimenti ha permesso che la resa media alla macellazione sia sovrapponibile a quanto trovato da Avilés et al. (2015) in allevamenti tradizionali, mentre la valutazione della carcassa è stata inferiore di conformazione ma uguale in adiposità (R3 vs U3).

Tabella 4 – Performances di allevamento e macellazione

Circa la qualità fisica della carne, questa è stata analizzata alla messa in commercio, ossia in media a 14 giorni. Confrontando i nostri valori con quanto riportato da Avilè et al. (2015) il WBS è risultato nel range da lui rilevato (da 10,9 e 4,1 kg/cm2 da 1 a 21 giorni di frollatura), mentre noi abbiamo rilevato una Luminosità ed un un indice del rosso (a*) leggermente più bassi dando una carne leggermente più scura.

Tabella 5 – Qualità fisica della carne

Il sistema di allevamento si è dimostrato resiliente, riuscendo a mantenere l’alimentazione foraggera pur in periodo di siccità, grazie ad un’attenta osservazione delle condizioni di crescita sia degli animali che del cotico erboso.

L’adattamento rapido alle variazioni è fondamentale per consentire al sistema efficienza e resilienza, che sono connesse alla sostenibilità. L’agroecosistema è basato sulla interazione animali/ambiente, gestita nel rispetto di entrambi, dove sia il cotico erboso che il suolo che l’animale che l’uomo traggano il massimo vantaggio possibile dalla cooperazione in ambito sistemico, col minimo dispendio di energia non rinnovabile.

Bibliografia
Avilés C., Martínez A.L., Domenech V., Peña F. 2015. Effect of feeding system and breed on growth performance, and carcass and meat quality traits in two continental beef breeds. Meat Science 107: 94-103. De Benedictis C., Pisseri F., Venezia P. 2015. Con-Vivere, L’allevamento del futuro. Arianna Editrice. Dumont B., Fortun- Lamothe L., Jouven M., Thomas M., Tichit M. 2013. Prospects from agroecology and industrial ecology for animal production in the 21st century. Animal. 7:6; 1028-1043. EIP-AGRI Focus group- Profitability of permanent grassland. Final report, 16 Aprile 2016. Gigli S., Iacurto M., 1995. Present and future cattle and sheep meat production system in Italy. Proceeding of Workshop held in Paris 22- 24 November: 253-267. Concert action AIR 3-CT93-0947. Van Elswyk M.E. and McNeill S.H. 2014. Impact of grass/forage feeding versus grain finishing on beef nutrients and sensory quality: The U.S. experience. Meat Science 96: 535–540.

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Resilienza e Adattabilità in Agricoltura

Il freddo, la siccità, il caldo umido e infine la bomba d’acqua!Una stagione complicata e complessa che ci sta dando filo da torcere. Le semine dei cereali, delle lenticchie, dei ceci e delle leguminose per il bestiame sono state buone.
azienda-agricola_-boccea_agricoltura-bio-roma-resilienza-e-adattabilita-in-agricolturaI terreni erano stati lavorati in tempera e ben preparati. Le temperature fresche e poi fredde hanno rallentato la crescita degli erbai e dei cereali. Bene, ma non troppo perché mi ero preparata a far pascolare in inverno le mandrie sugli erbai annuali.
Tutti i bovini sono andati al pascolo tra la fine di febbraio e la prima decade di marzo.

Poi è mancata la pioggia. In un paesaggio da fine giugno, i pascoli a metà maggio già cominciavano a scarseggiare. Ho osservato crepe larghe quanto una mano nel terreno del medicaio nuovo seminato a marzo.
azienda-agricola_-boccea-agricoltura-bio-roma-resilienza-e-adattabilita-in-agricolturaIl fieno è eccellente. Abbiamo cominciato a falciare e pressare a metà aprile. Ottimo di qualità, ricco di veccia e graminacee con lo stelo sottile. Profumato e verde, non verrà sprecata neanche una foglia.

La bomba d’acqua del 20 maggio ha salvato il sorgo, le lenticchie e i ceci. Gli erbai trinciati e strigliati che stentavano a ricrescere ricominceranno a verdeggiare e ne beneficeranno i nostri bovini.

La prova di finissaggio all’erba è stata molto interessante. Per le vendite del 7 e 20 giugno avremo due capi grass – fed 100{db4952b922c89c84a11c12771c340231974b29b1a546ab41269169aff40af8ea}. I capi hanno 22/23 mesi di età.

Nella serra dell’orto abbiamo avuto un forte attacco di afidi. Sintomo oltre che di una stagione climaticamente difficile anche della stanchezza del terreno. A settembre semineremo un sovescio per 4 mesi e intensificheremo l’uso del 500 corno letame.
azienda-agricola-boccea-agricoltura-bio-roma-resilienza-e-adattabilita-in-agricolturaNell’orto all’aperto le temperature basse di aprile hanno rallentato lo sviluppo degli ortaggi ma da adesso dovrebbe andar meglio.

Non potendo trebbiare il pisello proteico e il favino perché infestato da altre erbe lo abbiamo falciato. Lo presseremo come un fieno e sarà un ottimo alimento per le mandrie.

Fino ad oggi la stagione ha sfavorito la mosca olearia. Gli olivi sono in fioritura: benedetta la pioggia anche se breve e violenta.
azienda_-agricola_-boccea_agricoltura-bio-roma-resilienza-e-adattabilita-in-agricolturaIl nostro motto è resilienza e adattabilità. Ci dobbiamo adeguare, seguire gli eventi e cercare un aspetto positivo e utile di fronte alle circostanze che dobbiamo fronteggiare: bisogna essere sempre pronti a cambiare programma.

Anna

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I primi quattro bovini 100% Grass Fed

Come alleviamo i  bovini da carne o da latte? Diamo loro quantità esagerate di cereali? E riguardo agli antibiotici e ai pesticidi, come la mettiamo? Garantiamo loro movimento e una qualità di vita adeguata? Queste sono domande molto frequenti. I consumatori stanno dimostrando un notevole interesse su come è prodotto il cibo che consumano.

Da quando ho avuto l’opportunità di prendere la conduzione dell’azienda, ho cominciato a leggere e a partecipare a seminari sull’agricoltura biodinamica e mi sono sempre preoccupata di produrre solo del cibo sano.

Durante una lezione sulla biodinamica che riguardava le coltivazione dei cereali, Carlo Noro ha cominciato a parlare della rotazione dei pascoli. Ho cominciato a indagare sulle esperienze di altri agricoltori e durante un viaggio in California ho potuto vedere un allevamento di bovini al pascolo (grass fed): alimentati esclusivamente con erba e fieni.

Ho letto tanti articoli sulle qualità della carne che proviene da bovini alimentati da bovini cioè con erba e fieni. Un articolo del Dr Baumann della Cornell University mi ha sorpreso perchè proviene da una importante università. In questo studio c’era un elenco dei benefici che provengono da questo sistema di allevamento: un sano rapporto tra gli acidi grassi omega 3 e omega 6, il valore dell’acido linoleico, etc.
agricola-boccea-agricoltura biologica-biodinamica-roma-Grass Fed -allevamento-pascolo-4Poi ho conosciuto la Dr.ssa Francesca Pisseri che è diventata la nostra veterinaria aziendale. Con Francesca ho capito cosa significa allevare ruminanti. Mi ha spiegato come funziona lo stomaco del bovino, la sua capacità di digerire l’erba e trasformarla in carne e latte. Mi ha raccontato come l’utilizzo esclusivo dei mangimi ricchi di cereali e soia rovina e fa ammalare i loro stomaci.

Mi ha fatto capire perchè negli allevamenti intensivi si devono utilizzare dosi massicce di antibiotici per mantenere gli animali in grado di crescere. Mi ha spiegato l’importanza del movimento per il buon funzionamento del rumine. Ho capito che il pascolo condotto e un buon equilibrio tra fieni misti e fieno di erba medica con un minimo apporto di cereali mi dava risultati ottimi sia sulla crescita che sulla qualità della carne.

Il nostro allevamento è quanto di più lontano possa esserci rispetto ad un allevamento industriale dove i bovini sono macellati tra i 12 e 15 mesi. I vitelli stanno con le madri almeno fino a sei mesi. E l’esperienza mi sta insegnando che forse è meglio lasciarli anche fino a 8 mesi sotto le madri perchè crescono meglio.

Ho capito che non si tratta solo di lasciare i capi in un grande pascolo e basta. Così la crescita dei capi è scarsa e variabile. I ruminanti hanno l’abilità di trasformare l’erba in proteine di qualità. Stiamo provando ora un sistema di rotazione di pascolo molto rapido di 3, 4 giorni. C’è chi consiglia di cambiare pascolo ogni giorno. Dobbiamo capire meglio, ma sicuramente il pascolo deve essere misurato al numero dei capi e va gestito.

Credo che ogni azienda possa trovare la sua ricetta personalizzata ai terreni e al clima del posto. Usiamo tantissimo fieno di erba medica che cresce molto bene da noi e nei periodi in cui manca l’erba è una grande risorsa. Durante l’inverno invece facciamo pascolare gli erbai annuali in modo controllato per non farli rovinare. Francesca ci sta seguendo in una prova di finissaggio all’erba.

Abbiamo preso quattro bovini e li stiamo facendo pascolare su un appezzamento di terra diviso in 10 settori e cambiano pascolo ogni 2 o 3 giorni. Lasciamo loro sul campo un rotolone di fieno di erba medica e diamo loro anche un pugno di mangime preparato in azienda per farci seguire quando poi li dobbiamo spostare per pesarli o altro.
agricola-boccea-agricoltura biologica-biodinamica-roma-Grass Fed -allevamento-pascolo-3Ma quali sono i vantaggi dei bovini ingrassati al pascolo? Intanto è la carne che io comprerei per la mia famiglia. Ci sono molti benefici sia per l’ambiente che per la salute di entrambi umani e ruminanti. Possiamo utilizzare anche zone dell’azienda ripide e poco fertili. Il cotico erboso è un ottima prevenzione contro l’erosione dei suoli. Poi siccome dobbiamo produrre erba (pascoli, medicai, erbai) ariamo molto poco.

Siamo biodinamici, ma se non lo fossimo, non avremmo comunque bisogno di usare diserbi e pesticidi. Il manto erboso rallenta la caduta dell’acqua sul suolo che può essere assorbita meglio e anche questo riduce l’erosione. Quando gli animali cambiano pascolo lasciano residui che sono cibo per altri microrganismi e la fertilità del suolo aumenta.

Il periodo di riposo fra un turno di pascolo e l’altro migliora i prati. Utilizziamo i pascoli in primavera e in autunno e stiamo cercando di capire se anche l’inverno può diventare una stagione d’erba. Seguiamo la natura e cerchiamo di far crescere bene le nostre mandrie.

Un altro grande vantaggio è che in questo sistema di allevamento una vacca può essere una vacca. Le nostre mandria stanno all’aperto e raccolgono il loro cibo. Ognuno di loro ha a disposizione aria,acqua, erba, sole e fa esercizio. Sono belli da guardare e mi fanno pensare che sto facendo la cosa giusta per la mia terra e mi sento in armonia con la natura.

Mi auguro che anche i consumatori siano sensibili a questo approccio nei confronti degli allevamenti. Non saremo in grado di soddisfare le richieste e i prezzi della grande distribuzione ma penso che la nostra carne potrà essere apprezzata dai macellai locali e dai consumatori che pensano di acquistarla direttamente in azienda.

Anna