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L’Orto Biodinamico, L’Agroecologia e l’Autunno

L’autunno è una grande stagione per l’orto. Sono mesi di abbondanza nei campi degli ortaggi. Sono tante tantissime le specie di verdure tipiche di questi mesi: tutti i cavoli, come le verze, il cavolo cappuccio rosso e verde, il cavolo nero, il cavolo rapa  poi i cavolfiori bianchi e verdi, i broccoli siciliani, le cime di rapa e i broccoletti. È il tempo dei finocchi, delle rape rosse, delle bietole bianche e rosse, della cicoria, dei porri, delle insalate e dei radicchi tondi e lunghi. In serra ci sono le ultime zucchine, i sedani e le insalate per l’inverno.


Abbiamo appena finito di mettere il letame compostato nella serra e anche fuori, dove serviva. Quando finiranno le verdure in serra  semineremo un sovescio per mantenere il terreno fertile e sciolto. Il letame dei nostri bovini che si accumula in estate, inverno, primavera e autunno viene sistemato in un cumulo lungo decine di metri alto circa un metro e mezzo e largo circa due. Lo copriamo con la paglia perché non sia dilavato dalla pioggia e inseriamo i preparati biodinamici (achillea, camomilla, valeriana, tarassaco e quercia) per il cumulo. Il terreno su cui va il cumulo è stato precedentemente lavorato.

Il cumulo di letame è una vera e propria cultura! Dopo circa sei mesi è maturo. Il risultato è un composto colloidale spugnoso pieno di lombrichi e micro-organismi che arricchiranno l’humus dei nostri terreni. È pura vita!

Siamo pronti per distribuire il 500 corno letame sui campi in un pomeriggio nuvoloso e umido. Purtroppo piove da tre settimane senza interruzione e non si riesce ad entrare nei campi con il trattore.

Abbiamo seminato le fave e i piselli per la prossima primavera. Fuori, nei campi, tutti gli ortaggi sono pronti per essere raccolti e mangiati.

Ma cosa distingue un orto biodinamico  dagli altri?

Le culture vengono seminate o trapiantate dopo una bella concimazione con il nostro compost oppure dopo un sovescio e cerchiamo di far riposare i terreni  sempre coperti dalla vegetazione, per almeno una stagione. Si pensa in modo agro-ecologico.

La prima cosa inusuale sono le consociazioni culturali. Non vedrete mai una distesa di zucchine ininterrotta o solo melanzane in un campo. Facciamo in modo di piantare o seminare file di piante sinergiche tra loro e che fungano da barriera ai parassiti delle specie vicine. Le melanzane si mettono intercalate ai fagiolini per ostacolare la diffusione della dorifora. Tra le solanacee si mettono sempre leguminose come fagioli e fagiolini.

Le cipolle vanno lontane dai peperoni perché altrimenti questi non crescono. Pomodori e insalate vanno d’accordo ma soprattutto vicino ai pomodori mettiamo sedani e aromatiche per aiutarli a crescere meglio. Non mettiamo mai i cavoli dopo le patate. I cavoli stanno tutti insieme ma intercalati per varietà: a due file di cavolfiori seguono poi i broccoli siciliani, i cavoli cinesi e poi cappucci, rossi, romaneschi e le verze. Le zucchine possono tornare sullo stesso terreno solo dopo 3-4 anni.



Le erbe infestanti vengono controllate
con l’uso di trincia-erba e sarchiatrici meccaniche e a volte  in casi estremi anche manualmente. Ma non ricerchiamo il terreno nudo a tutti i costi.

Quando le pianta è ben sviluppata lasciamo che le cosiddette erbacce ricompaiano. Se ci può essere utile, non trinciamo subito le culture ormai finite. Le erbe presenti accolgono insetti, funghi e batteri che altrimenti avrebbero utilizzato come sgradito ospite solo le nostre verdure.

Le erbe spontanee con le loro radici contribuiscono anche ad areare il terreno. La presenza di un solo tipo di erba infestante ci racconta anche come è il nostro terreno e quali sono i suoi limiti e di cosa ha bisogno.

Anche il terreno che riceverà a breve le culture nuove non viene lasciato nudo. Trinciamo l’erba e cerchiamo di lavorarlo all’ultimo momento per evitare che resti nudo e possa subire fenomeni erosivi o di compattazione che rovinano la struttura del suolo. Un terreno con la vegetazione è vivo! Se si asciuga troppo evitiamo di romperlo. Aspettiamo una pioggia o lo irrighiamo per bene in modo da lavorare con un terreno  in tempera. Cerchiamo di non usare trattori grandi e mai su terreni umidi. Le lavorazioni non sono profonde. Ci pensa il sovescio a lavorare il terreno in profondità.

Il 500 corno letame viene dato più volte l’anno e facciamo anche un bagno alle radici delle piantine che dobbiamo trapiantare. Il 501 corno silice viene dato in fase di crescita e fioritura della pianta, la mattina presto di una bella giornata soleggiata.

C’è passione e amore in questo orto. Solo questi sentimenti permettono la dedizione e la cura di cui un campo biodinamico ha bisogno. Non c’è più fatica di un orto convenzionale ma sicuramente c’è bisogno di uno sguardo più attento, di considerazioni ragionate, di scelte consapevoli e lungimiranti. Non usiamo diserbi, pesticidi, concimi , neanche quelli ammessi dal biologico. Utilizziamo un approccio sinergico nelle scelte che effettuiamo cercando di osservare i fenomeni della natura , lo stato dei terreni , le variazioni del clima ,la presenza di erbe e insetti a volte non desiderati. Cerchiamo di ragionare sempre in termini agro-ecologici : ogni decisione che si prende all’interno di un sistema naturale complesso va sempre ponderata. Per questo non pensiamo che sia utile risolvere un problema fitopatologico utilizzando mezzi chimici o anche la lotta biologica.

Crediamo e abbiamo sperimentato che con un lavoro attento si possono ottenere ottimi risultati comunque. Si accetta ogni tanto il calo di una produzione ma non trattiamo fiduciosi che il terreno ci regalerà un antagonista. E successo con gli afidi e le coccinelle .

Tutto vibra di vita e salute e siamo fieri di coltivare così i nostri terreni.

Anna

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Biodinamica, Ecologia, Agroecologia, Agrosilvicultura

La rivoluzione Bio in agricoltura richiede un approccio culturale diverso. Il criterio da perseguire è quello dello studio dei processi della natura. Viviamo in mondo complesso in cui le interazioni tra gli esseri animati e il mondo inanimato sono strettissime e necessarie. E’ meraviglioso comprendere la intima interazione tra l’uomo, gli animali, le piante, i micro-organismi e il mondo minerale degli elementi che compongono la terra, l’acqua e l’aria in cui siamo immersi.

Nella prima metà del ’900, Rudolf Steiner filosofo, scienziato e ricercatore, parla di agricoltura biodinamica. Secondo il suo pensiero, i nostri sensi e la nostra mente ci permettono di avere accesso ad una realtà, o meglio ad una parte di realtà, ma questa parte però non esaurisce il tutto che ci circonda.

In questa parte di mondo a noi occulto, esistono forze che agiscono sul nostro mondo fisico e psichico che noi non sappiamo come cogliere. Bene, Rudolf Steiner ha provato a descriverle nella sua Scienza dello Spirito. In quest’ottica si è anche occupato di agricoltura e ha introdotto un concetto olistico in cui tutte le cose sono espressione del vivente e quindi collegate fra loro. L’azienda agricola diventa allora un organismo vivente e così va trattata.

Il termine ‛ecologia’ è stato introdotto per la prima volta nel 1866 dal biologo tedesco Haeckel (v., 1866) e deriva da due parole greche, οἶκος (casa) e λόγος (scienza, discorso): significa dunque, letteralmente, scienza dell’habitato, più estesamente scienza che studia le condizioni di esistenza degli esseri viventi e le interazioni di ogni tipo tra questi e l’ambiente in cui vivono. Il suo campo di studio comprende anzitutto gli equilibri naturali e i cicli biologici, mentre i suoi concetti di base sono quelli di ‛ecosistema’, di catena alimentare e di habitat.

Un ecosistema è formato da un insieme di organismi viventi che abitano un determinato luogo. In un determinato habitat ogni organismo dall’invisibile fungo o batterio, al piccolo verme, alle piante agli animali complessi più grandi fino all’uomo, determinano l’equilibrio del sistema, la sua resilienza e successo nell’evoluzione. Ogni organismo è collegato all’altro. Ogni intervento esterno provoca modifiche all’ecosistema. I cambiamenti climatici, le meteoriti, le migrazioni, e la presenza dell’uomo e delle sue invenzioni hanno provocato mutazioni che possono aver determinato sia il successo di un sistema che la sua distruzione.

L’approccio scientifico da laboratorio di considerare solo un aspetto isolato dell’ecosistema ha contribuito ha creare mutamenti nocivi da un punto di vista della sua capacità di sopravvivenza. Ad esempio controllando tramite i pesticidi la presenza di insetti dannosi per una determinata cultura si uccidono anche le specie antagoniste e gli impollinatori, tutto a scapito dell’equilibrio. La diminuzione della biodiversità dovuta a pratiche agronomiche intensive e industriali rende il sistema meno resiliente.

Oggi nelle università di tutto il mondo si studiano nuove pratiche agricole e sono nati nuovi termini per descrivere questa agricoltura innovativa: agro-ecologia e agro-forestry. Sono termini che sono sicuramente più adatti a descrivere un sistema di pratiche agricole utili per l’ambiente e per la produzione di cibo sano. “Biologico” in sé vuol dire poco. Il successo di un metodo agricolo dipende dalla comprensione dell’ecosistema in cui si sta lavorando. E molto interessante e innovativo il metodo messo a punto poi negli anni dagli agricoltori biodinamici. Proviamo a riassumerlo in dieci punti.

1) Le Rotazioni Culturali 

Ottima e necessaria è la pratica delle rotazioni culturali. Le leguminose contribuiscono ad arricchire il terreno anche se si raccolgono i semi (fagioli, pisello proteico, etc) oppure se si sfalciano per il fieno (trifoglio, erba medica). Sono una benedizione, “un’invenzione” pazzesca. Piante che fissano l’azoto nel terreno grazie a un meraviglio laboratorio chiamato azotobacter. Comunque mai seminare la stessa specie in successione (monocultura).

2) Il Sovescio

Alla terra va restituito quello che si toglie. Cosa è un sovescio? È la semina di una o più specie vegetali, in genere leguminose che poi si sfalciano. Si deve seminare un sovescio ricco di specie di graminacee ma soprattutto di tantissime leguminose e qualche brassica che non piace ai nematodi. Tutte piante annuali, che si lasciano crescere e alla fioritura e poi si trinciano. I residui sono lasciati appassire sul terreno. Poi si può erpicare leggermente il terreno e se fate biodinamica irrorate con il 500 corno letame per aiutare la decomposizione dei residui.
Non ci interessa fare il letto di semina per il sovescio. È il sovescio che lavorerà il terreno per noi con le radici di forme e grandezze diverse delle specie che lo compongono. Un sovescio alto, fitto, farà una concorrenza spietata anche alle erbe infestanti.

3) L’utilizzo di letame rigorosamente compostato

Per questo nelle aziende biodinamiche si richiede la presenza di animali. Il letame può essere raccolto in cumuli e lasciato fermentare oppure lasciato sul terreno dove viene sparso con un apposito attrezzo chiamato strigliatore e lasciato decomporre in campo (generalmente su pascoli o erbai, o, perché no, anche tra i filari di un frutteto: bisogna solo scegliere la specie animale adatta).

4) La lotta all’erosione  

I campi si lasciano quanto più possibili coperti di vegetazione Anche tra i filari di una vigna o di un oliveto. Un bel miscuglio di graminacee e trifogli aiuterà anche a mantenere fertile il terreno. Quando l’erba cresce si trincia o ci si fa aiutare dalla specie animale adatta. Bisogna sempre sistemare i canali di scolo, le pendenze e i drenaggi. L’acqua non deve ristagnare mai.

5) La cura della struttura del terreno e la salvaguardia dell’humus

I terreni vanno sempre lavorati in tempera cioè ne troppo asciutti, ne troppo bagnati e con l’attrezzo adatto. Generalmente non serve arare i terreni, meglio usare un ripper. Non è quasi mai necessario fare lavorazioni profonde. Se il terreno è asfittico conviene fare un bel sovescio. Non lasciare il terreno scoperto soprattutto nei mesi in cui piove tanto.  Non utilizzare attrezzi che polverizzano la terra. Un terreno ricco di humus non ha bisogno di tante lavorazioni. Usare quando e dove è possibile solo letame ben compostato. Ne serve poco ed è già trasformato in humus ricco di un’infinità di micro-organismi, e i nutrienti che non si dilavano nel terreno, contribuendo all’inquinamento. Una pianta che cresce in un terreno umico ha un bel colore verde.  È meno sensibile agli eccessi climatici come la troppa pioggia o la siccità e all’allettamento; l’apparato radicale resta più sano, si ammala meno, e da buone rese.

6) Le consociazioni culturali

È un concetto che sta tornando in auge con l’agri-silvicultura.  Filari di olivi tra i seminativi, ortaggi nel frutteto, polli nel frutteto, oche nella vigna, significa anche seminare file di specie diverse nell’orto e fiori che attirano gli insetti.

7) Divieto di spargere fitofarmaci / Conservazione della biodiversità

Vogliamo preservare la biodiversità. Come si può fare? Utilizzando le consociazioni culturali, le rotazioni, la presenza di siepi, le superfici arborate, la presenza di animali, i fiori per gli impollinatori, gli alveari con le api e tanto altro. Favoriamo l’introduzione di specie autoctone, sperimentando anche varietà antiche migliorate. Un altro aspetto è armonizzare la genetica degli animali allevati all’habitat in cui si trovano e al sistema di allevamento.

8) Benessere animale

Gli animali, bovini, ovini, caprini, suini, polli ecc. vanno allevati secondo l’etologia della specie. Bisogna rispettare gli spazi di cui hanno bisogno per non impoverire o inquinare i terreni. Non sono ammessi antibiotici e antiparassitari per favorirne la crescita come negli allevamenti intensivi. Solo come salvavita. In un sistema rispettoso la carica di parassiti è bassa e il sistema è in equilibrio.

9) L’osservazione dei fenomeni naturali da cui trarre insegnamenti e suggerimenti utili.

Si può partire innanzitutto dall’osservazione di come si evolve un ecosistema durante le stagioni dell’anno in differenti condizioni climatiche. Grazie a ciò, si possono trovare molte indicazioni e soluzioni per i nostri problemi. Dobbiamo poi ricordare che anche noi siamo parte dell’ecosistema in cui ci troviamo. La flora e la fauna di un territorio antropizzato nei secoli vanno accudite e controllate e utilizzate. Ad esempio: se dobbiamo seminare un bel prato pascolo, facciamoci ispirare anche dalla presenza delle specie spontanee nel nostro habitat che sono gradite ai bovini. In questo ambito sono anche da studiare e osservare l’influenza delle fasi lunari sulla crescita delle piante e, perché no, anche la posizioni dei pianeti rispetto alla terra.

10) I preparati biodinamici

Invenzione originale di Rudolf Steiner sono i preparati biodinamici, meglio conosciuti come 500 corno letame e 500 corno silice. Il 500 corno letame risulta essere un concentrato di microorganismi che digeriscono la sostanza organica trasformandola in humus grazie anche ad un sistema di preparazione che ne provoca la proliferazione esponenziale in acqua. Il 501 corno silice invece agisce sulle foglie e sembra influire positivamente sul processo della fotosintesi clorofilliana.

Agricoltura biologica, biodinamica o agro-ecologia non sono affatto sinonimi di un ritorno al passato bensì sono il frutto di un’evoluzione delle conoscenze scientifiche che sono state acquisite in anni recenti. Dobbiamo tener conto dei danni provocati dall’avvento di pesticidi, diserbanti e di anticrittogamici che negli anni sono stati eliminati dal mercato perché provati dannosi per la salute umana e animale. L’utilizzo delle pratiche agro-ecologiche permette di recuperare la fertilità delle nostre terre. Vuol dire anche aver delineato una differenziazione tra la produzione di cibo di massa a basso costo che va a scapito del reddito degli agricoltori e favorisce l’indifferenziazione globale dei sapori e la produzione di alimenti di qualità, di cibi legati al territorio, di prodotti che son il frutto di tradizioni e di lavorazioni che ne esaltano la peculiarità dei sapori e dei profumi. Cibi dedicati a un mercato più esigente, consapevole e rispettoso dell’ambiente, che vuole conoscer l’origine dei prodotti che consuma e che sicuramente è anche attento all’igiene e alla salubrità di quel che mangia.

Fare agricoltura biodinamica o agro-ecologia significa reinventare l’agricoltura. Significa riscoprire sementi anche antiche per svilupparne linee più adatte ai territori di latitudini e climi diversi, sicuramente più idonei al consumo umano e forse meno alla lavorazione industriale. Significa aver inventato attrezzature che lavorano i terreni rispettandone la struttura, aver messo a punto tecniche culturali che incrementano la fertilità dei terreni. Vuol dire aver inventato macchine che sono in grado di sarchiare i terreni per togliere le erbacce anche in presenza di coltivazioni appena nate o trapiantate. Vuol dire aver messo a punto tecniche di rotazione dei pascoli che permettono di alimentare all’erba i bovini e che allungano la stagione dei prati e incrementano la fertilità dei terreni.

La flora e la fauna di un territorio antropizzato nei secoli va accudita e controllata. Decidere di non intervenire mai può rendere improduttivo un luogo e fa aumentare il rischio che prendano il sopravvento specie introdotte nel passato a scapito delle specie autoctone, delle produzioni agricole e della conservazione dei paesaggi rurali.

Anna

 

 

 

 

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Cosa Distingue un Orto Biodinamico dagli Altri?

Sono tornate le verdure nel nostro orto. I due mesi in cui non raccogliamo niente, o quasi, sono un pò malinconici ma pieni di attività. Abbiamo finito di mettere il letame compostato nella serra e anche fuori, dove serviva.

Il letame dei nostri bovini che si accumula in estate e inverno viene sistemato in un cumulo lungo decine di metri alto circa un metro e mezzo e largo circa due.
Lo copriamo con la paglia perché non sia dilavato dalla pioggia e inseriamo i preparati biodinamici (achillea, camomilla, valeriana, tarassaco e quercia) per il cumulo. Il terreno su cui va il cumulo è stato precedentemente lavorato.

Il cumulo di letame è una vera e propria cultura! Dopo circa quattro-sei mesi è maturo. Il risultato è un composto colloidale spugnoso pieno di lombrichi e micro-organismi che arricchiranno l’humus dei nostri terreni. È pura vita!

Abbiamo trinciato il nostro sovescio ricco di specie all’inizio della fioritura e adesso siamo pronti per distribuire il 500 corno letame in un pomeriggio nuvoloso e umido, magari dopo una bella pioggia. In serra abbiamo piantato zucchine, patate, cipolle, cetrioli, pomodori, melanzane e fagiolini. Fuori, nei campi, le cicorie, la bieta, gli spinaci, le insalate altre patate e zucchine. I piselli e le fave sono quasi pronti. I porri aspettano di essere colti.
azienda agricola boccea fave e piselli

Ma cosa distingue un orto biodinamico dagli altri? Le culture vengono messe sempre dopo il sovescio e si fa riposare il terreno per almeno una stagione.

La prima cosa inusuale sono le consociazioni culturali. Non vedrete mai una distesa di zucchine ininterrotta o solo melanzane in un campo. Facciamo in modo di piantare o seminare file di piante sinergiche tra loro e che fungano da barriera ai parassiti delle specie vicine. Le melanzane si mettono intercalate ai fagiolini per ostacolare la diffusione della dorifora. Tra le solanacee si mettono sempre leguminose come fagioli e fagiolini.

Le cipolle vanno lontane dai peperoni perché altrimenti questi non crescono. Pomodori e insalate vanno d’accordo ma soprattutto vicino ai pomodori mettiamo sedani e aromatiche per aiutarli a crescere meglio. Non mettiamo mai i cavoli dopo le patate. I cavoli stanno tutti insieme ma intercalati per varietà: a due file di cavolfiori seguono poi i broccoli siciliani, i cavoli cinesi e poi cappucci, rossi, romaneschi e le verze. Le zucchine possono tornare sullo stesso terreno solo dopo 3-4 anni.
Le erbe infestanti vengono controllate con l’uso di trincia-erba meccanici e a volte anche manualmente. Ma non ricerchiamo il terreno nudo a tutti i costi.

Quando le pianta è ben sviluppata lasciamo che le cosidette erbacce ricompaiano. Se ci può essere utile non trinciamo subito le culture ormai finite. Le erbe presenti accolgono insetti, funghi e batteri che altrimenti avrebbero utilizzato come gradito ospite solo le nostre verdure.

Non usiamo la pacciamatura con i teli di plastica. Le erbe spontanee con le loro radici contribuiscono anche ad areare il terreno. La presenza di un solo tipo di erba infestante ci racconta anche come è il nostro terreno e quali sono i suoi limiti e di cosa ha bisogno.

Anche il terreno che riceverà a breve le culture nuove non viene lasciato nudo.
Semina dell'orto azienda agricola boccea
Trinciamo l’erba ma cerchiamo di lavorarlo all’ultimo momento per evitare che resti nudo e possa subire fenomeni erosivi o di compattazione che rovinano la struttura del suolo. Un terreno con la vegetazione è vivo! Se si asciuga troppo evitiamo di romperlo. Aspettiamo una pioggia o lo irrighiamo per bene in modo da lavorare con un terreno bene in tempera. Cerchiamo di non usare trattori grandi e mai su terreni umidi. Le lavorazioni non sono profonde. Ci pensa il sovescio a lavorare il terreno in profondità.

Il 500 corno letame viene dato più volte l’anno
e facciamo anche un bagno alle radici delle piantine che dobbiamo trapiantare. Il 501 corno silice viene dato in fase di crescita e fioritura della pianta,la mattina presto di una bella giornata soleggiata.
500  corno letameC’è passione e amore in questo orto. Solo questi sentimenti permettono la dedizione e la cura di cui un campo biodinamico ha bisogno. Non c’è più fatica di un orto convenzionale ma sicuramente c’è bisogno di uno sguardo più attento, di considerazioni ragionate, di scelte consapevoli e lungimiranti. Non usiamo diserbi, pesticidi, concimi , neanche quelli ammessi dal biologico.

Crediamo e abbiamo sperimentato che con un lavoro attento si possono ottenere ottimi risultati comunque. Si accetta ogni tanto il calo di una produzione ma non trattiamo fiduciosi che il terreno ci regalerà un antagonista. E successo con gli afidi e le coccinelle .

Tutto vibra di vita e salute e siamo fieri di coltivare così i nostri terreni.

Anna

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Orto Biodinamico a Riposo

Con l’arrivo del Natale interrompiamo la vendita di cassette di verdura del nostro orto biodinamico. Abbiamo venduto tutto quello che c’era. Sono rimaste le insalate, i radicchi e altre foglie in serra che sono state prenotate dai negozi biologici.  Poche varietà per fare una bella cassetta mista.

Gennaio e febbraio sono due mesi di pausa. Si trinciano tutti i residui del vecchio orto. A fine febbraio trinceremo anche il sovescio e prepareremo la terra per ospitare le nuove piantine.

Faremo qualche semina in serra e a marzo ricominceremo con l’orto primaverile. E ad Aprile i nostri ortaggi saranno pronti per essere ordinati insieme ai pacchi misti di carne e verdura.

Un grazie di cuore per aver apprezzato così tanto le nostre verdure!!!

Anna