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Equinozio di Autunno | Condizione e Destino dell’Uomo

Equinozio di Autunno | Condizione e Destino dell’Uomo

“Con l’avvicinarsi dell’equinozio di autunno giunge il momento in cui l’uomo tende a riflettere sulla sua condizione e sul suo destino.”

Le vacanze sono finite e si torna a casa. Mi è sempre rimasta dentro la sensazione, anzi, la convinzione che con la fine delle vacanze estive e l’inizio della scuola si entrava in un nuovo anno. Sì, proprio il ritorno a scuola scandiva il calendario. Settembre, l’inizio dell’autunno, segna la partenza del nuovo ciclo delle stagioni.

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L’Autunno, di Giuseppe Arcimboldo (1573)

Tutte le antiche civiltà, che erano soprattutto agricole e quindi strettamente legate alle variazioni climatiche, gli equinozi e i solstizi, scandivano le varie fasi della vita dell’essere umano e venivano adeguatamente celebrati.

Questo momento rappresentava un passaggio, un tempo per la meditazione, per rivolgersi all’interno, durante il quale la separazione tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile si assottiglia sin quasi a scomparire. L’equinozio perciò era, ed è, il tempo del seme, delle radici officinali, delle ultime raccolte, dell’acqua, della preparazione del compost, preparatori al riposo invernale.

Durante l’autunno vediamo che la natura inizia a perdere la sua vitalità produttiva manifestandosi però nei suoi colori più belli. Insomma, come è detto nel Libro dei Mutamenti, questa è la stagione in cui si comincia a dar valore alle cose che sentiamo ci stanno sfuggendo.

Il mese di settembre è quello della raccolta degli ultimi frutti, quelli più dolci e più succosi e i più adatti a rallegrare l’inverno: l’uva, le olive, i fichi, le more ed altre bacche, le noci, le nocciole, eccetera.

Il vino nell’antichità era considerato bevanda sacra e nobile, infatti anche il Cristianesimo l’ha assunto come simbolo divino nella comunione. Ma la preparazione del vino inizia con la raccolta dell’uva e le cerimonie orgiastiche che l’accompagnano sono sempre state occasione di giubilo e magnificenza.

L’olio di oliva era il prezioso liquido che permetteva di conservare gli alimenti e di fare un po’ di luce nella lunga notte invernale.

Il vino insieme all’olio sono i suoi ultimi doni, la consolazione per gli uomini costretti a sopportare l’inverno e le tenebre.

Demetra/Persefone, la grande Dea, che in primavera sale dagli inferi per portare abbondanza e messi ed in autunno ridiscende sotto terra per conservare i semi.

Il primo culto misterico europeo di cui ci parla la storia è quello eleusino, che si rifà al viaggio di Demetra (la dea greca della fertilità- un’immagine della Grande Madre, Cerere per i Romani) in cerca di sua figlia Persefone (Proserpina per i Romani), scomparsa nel mondo sotterraneo perché rapita da Ade, il dio degli Inferi.

Ratto di Proseperina (1621-1622), di Gian Lorenzo Bernini via

Per sei mesi l’anno (autunno-inverno) Demetra, ossia la natura, piange la figlia che deve rimanere sottoterra, e le messi rimangono custodite nella terra; mentre quando Persefone, per sei mesi all’anno (Primavera-Estate), si ricongiunge con la madre sulla superficie della terra, ecco che Demetra fa festa e ritorna la vita alla natura.

Il mistero del ciclo di vita e morte non è comprensibile razionalmente, ma se ne può penetrare l’essenza con l’aiuto dei miti e con l’osservazione della natura, dei suoi ritmi, colori e alternanze in continuo divenire. La morte sembra originare la vita e la vita produrre la morte come nel mito di Persefone, unica fra gli esseri che può trascorrere metà del tempo negli inferi con Ade e metà sulla terra con la madre.

Anche noi durante l’estate abbiamo raccolto quasi tutti i frutti, della terra. Tra poco raccoglieremo le olive e qualche frutto ancora nel piccolo frutteto di casa: mele, pere, susine, mele cotogne e dolcissimi fichi.

Nell’orto stiamo raccogliendo insieme alle produzioni di fine estate come pomodori, cipolle, insalate, zucchine, fagioli e fagiolini, melanzane e peperoni, i primi cavoli.

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Il vecchio ciclo si è concluso. Il contadino si prepara per il nuovo prima dell’arresto invernale. Si preparano i terreni e si seminano i futuri raccolti. I semi nel terreno sono i frutti in essere che diverranno il cibo della prossima stagione. Si lavora, si semina, trapianta e ci si predispone all’attesa del nuovo con le incertezze e speranze che accompagnano il lento crescere delle piante. Si, l’autunno per me è la prima stagiona dell’anno. Si ricomincia da capo dopo aver concluso il ciclo con l’estate.

A fine settembre raccoglieremo le olive che per ora sono belle, turgide e sane. Semineremo qualche prato pascolo e qualche erbaio annuale per i nostri bovini. Poi ci sarà il tempo del grano, dell’orzo, del favino e degli erbai annuali . A fine inverno sarà il tempo delle lenticchie e del medicaio nuovo e si finirà a primavera con la semina del sorgo e dell’erbaio estivo.

Nell’orto abbiamo quasi finito le semine e i trapianti delle verdure che raccoglieremo fino a febbraio. Arriverà il mondo ricco e variegato delle Brassicaceae, ovvero i cavoli: dai broccoletti, ai broccoli siciliani e romaneschi, al cavolfiore bianco e verde, ai cavoli cappucci rossi e bianchi. Avremo anche qualche novità: il cavolo cinese, il cavolo rapa e il pak choi. E poi ancora: radicchi, finocchi, porri, bieta, spinaci, cicoria, bieta rossa e rape rosse.

E i bovini si preparano a tornare al pascolo sugli erbai ormai inverditi.

Anna

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